Goffredo Casalis

Dizionario
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Degli Stati
Di S. M. il Re di Sardegna

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Vezzolano: antica abazia soppressa, della quale esistono ancora la chiesa di costruttura secondo il sistema gotico, dedicata a s. Maria, ed una qualche parte del già annesso monastero. Quella chiesa trovasi nel territorio di Albugnano, a libeccio, e alla distanza di un miglio circa da questo villaggio.

Secondo un’antica memoria, la chiesa di s. Maria di Vezzolano sarebbe stata eretta la prima volta, ai tempi di papa Leone III e di Carlo Magno, precisamente nell’anno 801; ma non sappiamo con quale fondamento siasi poi anche asserito che Carlo Magno abbia fondato in quel luogo un monastero di benedittini.

Vero è che nello scorcio del secolo undecimo, cioè nell’anno 1095, già esisteva questa chiesa, ed era ufficiata da canonici regolari, i quali, come possiamo successivamente meglio riconoscere, osservavano la regola di s. Agostino. Dalla pregevole carta che porta questa data noi impariamo altresì che Ardizzone del fu Villelmo, ed Amedeo di lui fratello, Anselmo ed Ottone del fu Telone, Ottone del fu Vilfredo, e Guido figliuolo di Arduino, insieme con le loro mogli davano l’investitura di questa chiesa, e dei beni già dalla medesima posseduti, non meno che dei futuri, agli ufficiali di essa Teodolo cognominato Fantone, ed Egidio, affinchè con altri sacerdoti e chierici di loro libera scelta potessero continuare a far vita comune sotto l’osservanza della regola canonica.

Circa l’anno 1140 Arberto vescovo di Torino sottometteva a Guido prevosto della chiesa di Vezzolano, la chiesa di san Lorenzo in curte nostra da Septimo aput Rivum Martinum constructam cum omnibus possessionibus quas nunc habet licet de nostro /77/ feudo sint... con condizione per altro che vi mantenesse due, od almeno un canonico, il quale fosse obbligato ad intervenire al sinodo, e di presentare al vescovo di Torino nella vigilia di s. Gioanni in ogni anno due cerei del peso di una libbra ciascuno, et in utroque sint affixi duodecim denarii Secusiensis monetae, nomine census...

Nel 1148 il sommo pontefice Eugenio III accoglieva sotto il suo special patrocinio questa chiesa, ed eziandio tutto ciò che essa possedeva in Albugnano, in Montalto, in Berzano ed in molti altri luoghi, come anche ogni diritto della medesima sulle acque del Po e su parecchie chiese, principalmente su quella di s. Pietro di Ovigliano.

Uguccione vescovo di Vercelli nel 1152, e poi anche l’imperatore Federico I nel 1159 concedevano la loro protezione a questa chiesa; Uguccione le dava poi (1166) l’investitura di un podere a Schierano, come pur quella della decima di quel luogo, e della decima di Primeglio.

Da Carlo vescovo di Torino le erano pur stale concedute le decime di Cambiano, come indicava l’anzidetta bolla di Eugenio III, allorché lo stesso vescovo nel 1153 le donava ancora le chiese di s. Gioanni e di s. Giacomo nel luogo di Luserna; e quindi addì 14 giugno del 1170 riceveva il priorato di s. Maria e di s. Pietro di Capriasco sul confine di s. Germano dal vercellese Gioanni Bazano, il quale fondava quel priorato appunto per unirlo a questa chiesa.

Raimondo di Ponzano con suo testamento del 1.° di maggio del 1195 legava una somma di danaro alla chiesa di Veciolano.

Parecchie altre chiese coi beni di loro spettanza le erano state aggiunte, e le troviamo ricordate in una bolla di papa Lucio III del 4 di novembre dell’anno 1182; il qual Papa ad imitazione del suo precessore Alessandro concedette pure alla chiesa di Vezzolano il suo special patrocinio, inculcando ai canonici che la ufficiavano l’osservanza della regola di s. Agostino.

Alli 19 d’ottobre del 1226 il marchese Bonifacio di Monferrato trovandosi nei castello di Vezzolano riceveva dal capitolo di questa chiesa l’investitura del feudo di Albugnano, spettante alla medesima, la quale in siffatta occasione non /78/ tralasciava di fare molte riserve in suo favore. La stessa chiesa era confermata ne’ suoi diritti feudali sopra Albugnano dal vicario imperiale Ventiguno o Vinciguno, addì 7 di febbrajo del 1238, e rinnovava la già fatta convenzione coi marchesi di Monferrato Gioanni e Guglielmo, e alli 14 dicembre del 1506 eziandio con Teodoro Paleologo. Sollecita poi sempre di conseguire gl’imperiali favori, otteneva lettere di protezione da Ottone IV addì 8 giugno 1210, e quindi da Enrico il 23 novembre 1510, mentre quest’Imperatore trovavasi in Asti, e le concedette pure la conferma de’ suoi diritti feudali sopra l’anzidetto castello di Albugnano.

Il papa Innocenzo IV con bolla del 13 febbrajo del 1245 ordinava al prevosto di Vezzolano di scomunicare il capitolo della cattedrale di Torino, nel caso che non volesse riconoscere per legittimo pastore Gioanni Arborio abate di s. Germano, eletto vescovo di Torino, o non volesse restituirgli il castello di Rivoli.

Le guerre disastrose che sul principio del secolo xvi s’ingaggiarono tra i principi Monferratesi, i Visconti di Milano e i duchi Sabaudi, dispersero i monaci di Crea e di Vezzolano; e per qualche tempo questi ultimi non poterono più rientrare nel loro monistero.

Si mantenne quest’abazia nel possesso di nominare il podestà, nonché il sindaco di Albugnano, e di godere parecchi diritti signorili su quel luogo secondo le convenzioni stipulate tra essa ed i marchesi di Monferrato; e sostenne questi suoi diritti contro le pretensioni dei Gonteri conti di Faule, e dei successori di Bartolommeo Serra, a cui per la dicadenza dei primi era stato conceduto (1722) con titolo comitale il feudo di Albugnano, e sino all’epoca che quei diritti feudali vennero generalmente aboliti.

L’abazia di Vezzolano, situata presso ai confini delle diocesi di Torino, Ivrea, Vercelli, Casale ed Asti, fu pure riguardata come non sottoposta ad alcuna di esse, ed ebbe la sua giurisdizione spirituale come abazia nullius dioecesis.

Dalla medesima dipendeva l’abazia di s. Bartolommeo di Oviglia, posta nel territorio di Riva presso Chieri.

L’abazia di Vezzolano ebbe e conservò lungo tempo molti benefizi, tra i quali rammentiamo principalmente quelli di /79/ s. Pietro di Capriasco, s. Giacomo di Banengo, s. Giovanni di Perno in val di Luserna, s. Lorenzo del Rivo Martino, s. Pietro di Navigliano e s. Giorgio di Poirino.

Gli abati commendatarii di quest’abazia circa la metà del secolo scorso godevano, dedotti i pesi fissi e le pensioni, di una rendita netta di circa sei mila lire. I beni ne furono venduti in parte sotto il cessato governo francese, ed in parte applicati alla parrocchia di Albugnano, la quale già prima d’allora riceveva una congrua dall’abazia medesima.

Tra gli abati commendatarii, che maggiormente si distinsero, ricorderemo i seguenti:

1472. Marco dei signori di Tenda e Ventimiglia, vescovo di Reggio.

1519. Giovanni Pietro De-Grossis.

1541. Nicolao Fieschi, genovese.

1590. Marco Sitico Altaemps, cardinale di s. Giorgio al Velabro.

1595. Ottaviano Carisio, genovese.

1600. Ottaviano Galleani, genovese, gran priore della religione dei ss. Maurizio e Lazzaro.

1651. Principe Eugenio Maurizio di Savoja.

1662. Antonio Compagni.

1702. Carlo Giuseppe Tommaso Doria, gran cancelliere dell’ordine della SS. Annunziata.

1729. Francesco Coppier.

1747. Carlo Solaro di Breglio.

1776. Carlo Emanuele Solaro di Moretta.

1787. Vincenzo Maria Mossi di Morano (1).

(1) Le notizie intorno all’abazia di Vezzolano ci furono in gran parte comunicale dal sig. avvocato Pier Luigi Menochio, prezioso nostro amico, di cui non sappiamo ben dire se sia maggiore la gentilezza o la dottrina. Di buon grado accondiscendendo al nostro desiderio ce le estrasse dall’archivio del R. Economato generale apostolico, mentre in qualità di applicato al medesimo attese a riordinarlo. Già spontaneamente per agevolarci la composizione della storia di Chieri ci aveva fatto un esattissimo, spoglio dei documenti che esistono nell’archivio di quella città, e di cui noi soli possediamo un’autentica copia in due volumi in foglio. Di lui dovemmo pur fare onorevole menzione nell’articolo Carmagnola sua patria. Vedi vol. III, pag. 616.