Massaja
Lettere

Vol. 1

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Al canonico Pietro Riberi
Direttore della Propagazione della Fede – Torino

P. 2Ill.mo Signor Cavaliere e Canonico Amatissimo

Gualà Prov. dell’Agamien in Abissinia 11 Febbr. 1847.

Benché abbia già scritto da Massawa alla S. V. Ill.ma pensando tuttavia che per molto tempo forse non potrò più scriverLe e che con facilità le lettere possono perdersi, per assicurarmi di non mancare al mio dovere, e nel tempo stesso per quanto posso farLe vedere che so ricordarmi di chi mi fa da padre nel prendere tutto l’interessamento a mio riguardo, non sarà fuor di proposito questa mia; tanto più che in essa potrò già dire qualche cosa interessante il di Lei incomparabile zelo per le Missioni – Leggendo le lettere scritte al Padre Medico ed all’Ill.mo Sig.e Abbate del Melle di questo stesso ordinario potrà avere un’idea compita sì del mio viaggio, che delle cose più notabili risguardanti la causa dell’apostolato di queste parti molto interessante. A Lei dirò solamente alcune mie idee risguardanti la Propagazione della Fede in Italia e particolarmente in Piemonte.

P. 3 Prima di partire dal Piemonte, a fronte che sentissi tutta l’inclinazione del mio cuore per questa grand’opera della Propagazione, senza dubbio un parto della divina Provvidenza che per questa via voleva dare nuova vita all’Apostolato dei nostri tempi, tuttavia confesso la mia debolezza, sentiva con piacere certe querele di alcuni i quali per quanto pareva, cedevano mal volentieri questo onore alla Francia, d’aver introdotta la grand’opera della Propaga- /106/ zione, e tanto peggio di vederla dai francesi amministrata – veramente il decoro dell’Italia stabilita da Dio, maestra di queste cose e fatta per precedere tutte le altre Nazioni nella diffusione dei lumi evangelici, deve sentire naturalmente un alcun ché di risentimento nel vedersi obbligata a seguire piuttosto che a precedere e prevenire i movimenti altrui.

Appena però sortito dal Piemonte, e poco dopo lasciata l’Italia, sono entrato nella grande sfera del mondo, senza dimenticare l’interessamento della Patria Carissima, ho dovuto col fatto convincermi il contrario e convenire pienamente con quelli che la pensavano diversamente per vero spirito evangelico ed italiano – La Provvidenza che in tutte le cose e principalmente in queste, prende le vie più brevi e più efficaci, ha fatto nascere in Francia e non in Italia questa istituzione divina. Sapeva bene il perché ed io posso già abbastanza vederlo. La Francia potenza colossale conosciuta e riverita per tutto l’Orbe, è in stato senza dubbio di servire in questo alle disposizioni della Provvidenza più di quanto lo sia l’Italia, a fronte di tutte le sue buone disposizioni, è questa una cosa innegabile, e noi Missionari figliuoli dell’Italia per mille rapporti, volendo comparire figliuoli di una Nazione conosciuta presso gli stranieri, siamo costretti tacere la nostra personalità italiana, e prendere quella della Francia. – Le cose come sono ordinate dalla Provvidenza ci mettono nell’impossibilità di fare diversamente – ma per tutto questo lascieremo noi di essere italiani? Mai e poi mai! – Il Signore che ha stabilito l’Italia madre universale dei popoli dei suoi figli e credenti, vorremo dire per questo che sia per negare all’Italia questa divina Maternità che la rende così grande e così sublime, per farla figliuola della Francia?

Per giudicare spregiudicatamente di queste vie del Signore molto sublimi, fa d’uopo dimenticare o lasciare da una parte quello che è puro egoismo italiano ed attaccarsi inviolabilmente alle massime prettamente evangeliche, se non vogliamo farci pietra di scandalo alle altre Nazioni invece di edificarle; le vie del Signore vanno pensate secondo i principi Suoi proprii, affatto superiori alla politica e all’interesse delle Nazioni, semplicemente come tali. – La cosmopolitica cristiana, come ognun sa, non ha altro oggetto che quello di fare di tutto il mondo una sola famiglia sotto la propria paternità divina, rappresentata in questo modo dal Capo universale della Chiesa e regolata dall’unico codice divino, il Vangelo di Gesù Cristo – unico corpo di legislazione viva capace di operare poten- [p. 4] temente quello che comanda e di produrre la tanto cercata felicità dei popoli in questa e nell’altra vita – L’allontanarsi da queste viste universali della Provvidenza è lo stesso che abbandonare il mare grande per gettarsi in certi stagni privi di forza e di movimento oppure in certi rigagnoli che vanno a finire nella nullità e nell’ignominia. La storia ci somministra abbastanza per farci vedere nelle varie sette dove va a finire questo dipartirsi, per interessi particolari, dalle massime comuni e dominanti della repubblica Cristiana – Nel dogma, loro malgrado, devono riconoscersi il ludibrio /107/ delle genti, sotto i medesimi infedeli mancanti nei primi cardini di civilizzazione.

In questo senso la Francia è l’Italia, e l’Italia è Francia, perché e dell’una e dell’altra una sola deve essere la politica cristiana o religiosa, perché un solo è Iddio autore, un solo il Codice, una sola la Fede, un solo il Battesimo di tutto il mondo. Il voler confondere la politica evangelica con interesse nazionale è un gran peccato ed un gran male che si fa all’uno ed all’altro. Il Signore ha posto questo vincolo di fratellanza e di comunione fra le nazioni cristiane, se non fosse stato miseramente strappato in pezzi dall’interesse particolare, questa universale famiglia godrebbe più che non gode, un decoro, ed un’influenza su tutte le nazioni infedeli, e potrebbe con maggior forza esercitare il suo apostolato; possibile che non voglia venire ancora l’epoca felice in cui il Missionario di Cristo, senza avere bisogno di qualificarsi né per italiano né per francese, gli debba bastare di portare il nome sacrosanto di Gesù per unica divisa egualmente interessante tutte le Nazioni cristiane?

Caro signor Canonico, altro che italiani, francesi, spagnuoli, inglesi... cristiani, e non più – cattolici e basta. – Il Signore nella nostra sfera non ha fatto altra istituzione, dunque basta – Che gli eretici siano da noi divisi, pazienza, son figli dell’errore, ma che i cattolici ancora si dividano fra loro sotto pretesti d’interesse, vergogna! La Francia come cristiana è figlia diletta della Chiesa, e perché tra tutte le nazioni sorelle è quella che sostiene il decoro della casa, la chiameremo primogenita, e per questo l’Italia, anche lei figlia, dovrà nutrire gelosie tendenti alla rovina dell’opera di Dio con grave danno e a grande scorno della Madre che tanto l’onora? L’ossequio delle altre Nazioni alla Madre comune non torna forse a conto vostro? La Francia è tutta fuoco per la causa cattolica, invece di seguirla, vorrete ancora impedirla? Se anche l’Italia ama il decoro della casa comune, procuri di seguirla e di servire come la Francia, di veicolo all’Apostolato universale di Cristo. Parlando di nazionalità io sono Italiano e lo voglio essere, non fosse altro per potermi stringere con maggiore facilità al seno della Madre comune, e godere l’onore di appartenere a questo suolo santo dove il Signore ha piantata la torre inviolabile, la cattedra universale della fede di Cristo – ma devono fare giustizia al merito, la Francia o meglio i [p. 5] cuori francesi sono molto generosi. Non parlo del capitale apostolico della gran Società della Propagazione a cui gli Italiani pure concorrono e devono gloriarsi di concorrere, sebbene nei due terzi capitale francese – parlo della Nazione. I Francesi oltre la protezione versano in gran copia mezzi alle Missioni cattoliche. I viaggiatori francesi aprono per lo più la via alle Missioni ed i medesimi particolari mandano a gran forza mezzi ai Missionari, per lasciare tanti altri, il signor d’Abbadie Antonio ha percorso l’Abissjnia e la nazione mia dilettissima dei Galla, e non si vergognò di scrivere in Italia, entrare in trattative colla Chiesa sul modo di salvare questa vasta generazione che non ancora ha gustato il sangue di Cristo. Se questa Missione avrà, come spero un esito felice, io sarò il fortunato di essere /108/ il primo istromento della Provvidenza a questa grande opera; ma il signor d’Abbadie, sarà immortale per averla intavolata. – Io veggo in buona sostanza, le Chiese di queste Missioni ornate dalla generosità di molti individui francesi, che non si lasciano di mandare tappeti, pianete, vasi sacri ed anche denaro. Se vogliamo guardare la nazionalità quando questa Chiesa abissinese sarà giunta alla méta di quella via che corre a gran passi, sarà divenuta tutta cattolica, volendo argomentare dai monumenti che rimarranno ad eterna memoria, sapranno bene a quale nazione sono obbligati.

In verbo di generosità io qui sarei obligato a far giustizia alla mia Patria – alla cara Torino che tanto conobbi portata per la gran causa delle Missioni – So che Torino frà le Città d’Italia precede in questo ed in molti altri punti – La diletta Moncalieri dove per dodeci anni ho esercitato il mio ministero, è tutta fuoco per questa causa – Conosco, e V. S. Ill.ma sa più di me, quanti soggetti ivi non vi sono spontaneamente affatto consacrati a raccogliere per le Missioni limosine, ed esortare gli associati a pregare – cosa vuole di più glorioso per la nostra Patria? anche in questa Chiesa dove esercito le mie funzioni Pontificali esistono monumenti di beneficenza della nostra tanto amata Sovrana. Se volessi potrei dire ancor di più a gloria dell’Italia tutta, con dire che il grande Apostolo di questo paese, quegli che colle sue belle maniere ed esempj di vita veramente Apostolica giunse oramai ad impadronirsi di tutti i cuori dell’Abissinia per conquistarli a Gesù Cristo, è Italiano figlio della religiosissima Napoli, religioso della Congregazione di S. Vincenzo l’Apostolo della Francia, e possiam dire dei due mondi – Ma per carità, in queste cose dimentichiamo la nazionalità, pensiamo che chiunque si occupa di Vangelo, di Cristianità, di Apostolato, ha per patria il Cielo, per nazione tutto il mondo.

È troppo sublime l’oggetto che ha per le mani l’associato alla Propagazione, da farlo servire ad una bassezza d’interesse, da limitarlo alla perimetria d’una nazione particolare: si pianti la croce di Cristo sul Monte Viso e di qua e di là dalle Alpi un solo ed uniforme sia il conato dinamico della diffusione evangelica – La croce sia il centro, ovunque piantata, sarà sempre sul terreno del gran Padre Celeste. – È una grande [p. 6] grazia del Signore che la Francia si presti, come fa, per le Missioni, corra anche dietro l’Italia e si faccia vedere anche ella figlia gelosa dell’onore della Madre, di cui per privilegio speciale è destinata a possederla. Associati alla grande opera! Voi siete eminentemente cristiani ovunque siate, le vostre preghiere, il vostro soldo, e sopratutto il vostro genio mondiale, è alla vigilia di fare del mondo tutto, una sola Famiglia figlia del Padre Celeste – la grande impresa corre con una velocità che non potete conoscere ancora, ma conoscerete poi – abbracciate stretta la Croce di Cristo, tutti d’accordo, date l’ultima spinta alle vostre preghiere e limosine – sostenete coi vostri sforzi le braccia al nuovo Gerarca che come Mosé presenta a Dio i vostri voti e gli Apostoli faranno prodigi di conquista nel campo – caro Signor Canonico, ho diretta la parola agli Associati, persuaso di parlare a Lei con maggior /109/ ragione. Termino il foglio, La lascio immerso in un mare di affetti di riconoscenza per quello che fa ed ha fatto per le Missioni, e segnatamente per me e per i miei Galla, e salutandoLa in Cristo, mi raffermo

di V. S. Ill.ma

Divot.mo ed obl.mo Servo
† Fr: Guglielmo Massaja V.o di Cassia V. A. dei Galla