Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]R.mo Padre Procuratore

Lione 12. Luglio 1864.

Ho ricevuto oggi un momento prima di montare in pulpito la Sua veneratissima del 25. scorso Giugno e benché abbia scritto sono solamente due giorni mandandoLe l’originale di tre lettere, una di M.r Biancheri, l’altra del Signor Delmonte, ed una terza di Monsignore Delegato d’Egitto, pure mi facio premure di riscontrarLa, tanto più che V. P. R.ma me ne fa quasi un comando.

Relativamente al manoscritto sopra i riti, V. P. non aveva bisogno di scrivermi, avendoLa constituita padrona non solo dei miei scritti, ma di tutto il cuore dello Scrivente, se vale [f. 1v] qualche cosa; è vero che ho raccomandato, anzi quasi proibito il contrario, ma la proibizione di uno che ha fatto banca rotta dando tutto il proprio volere per pagare i debiti fatti coi proprii peccati, vale ad un bel nulla; se però ho venduto la volontà, non ho venduto quel poco di giudizio che ancora mi resta per non essere affatto all’oscuro, epperciò, volendo aggiungere qualche consiglio ai scritti in discorso, dirò che mai io sarei stato d’avviso di stamparli, perché l’idea da me scritta deve essenzialmente essere secreta nelle mani della Chiesa per non mettere in guardia coloro che potrebbero abusarne; nel caso potrebbe bastare litografarle, e farne solo il numero delle coppie necessario per i consultori; si ricordi che questo consiglio sta già scritto nei medesimi, [f. 2r] perché appunto tali sono le mie viste.

In quanto alle vertenze di Monsignore Delegato d’Egitto, e del Signor Massa vorrei ben poter scrivere subito, ma per una parte la gita fatta in Piemonte, ed un mese passa in continue ribotte mi ha reso la testa così stupida, che dubiterei di poterlo fare; per altra parte poi non nascondo che sto lavorando giorno e notte per il mio catechismo, premuroso di stamparlo presto, perché preveggo che fin là potrò far poco anche col governo, e questi lavori dovranno aprirmi la strada, e perché ancora senza di questo i missionarii che sono in via non hanno occupazione.

Lei dice che c’è niente di male nel collegio, e poi mi dice che M.r Canova è ammalato, quasiché sia poco ciò! caro R.mo, vuole che Le dica una cosa? [f. 2v] io amo molto M.r Canova, ed appunto per questo vorrei vederlo a partire di Roma presto, perché la vita sedentaria lontano dalle sue abitudini potrebbe fargli del male, tanto più che ha gli umori che lo travagliano; lo cacci come un cane, e lo esorti ad andar là a travagliare come una bestia, ecco il suo rimedio; per lui Roma deve essergli una posizione di malinconia; nella sua missione, essendo amato come un’angelo avrà qualche piccola consolazione che lo farà vivere –

L’abbracio nel S. crocifisso, e pregandoLa di una stretta di mano, /114/ oppure meglio di orecchia al M. R. Prefetto Nicola, al Giacinto, mancomale a Monsignore, se pur la riceverà dopo la riceta, godo raffermarmi

D. P. V. R.ma

sempre Suo figlio
Fr: G. Massaja V.o