Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]P. R.mo

Parigi 13. Giugno 1865.

Ho ricevuto oggi la Sua Veneratissima del 5. corrente, ed ho creduto bene renderla visibile al P. Provinciale e Domenico, per le difficoltà reali che contiene.

Circa i miei affari V. P. R.ma si tenga passiva, perché trattandosi di collisione mia coi Superiori è bene che Ella tenga la sua posizione per poter poi parlare a suo tempo; anzi Lei non tema[,] disapprovi pure ciò che ho fatto colla S. C. e non tema, che io non perdo per questo ne l’amore ne la venerazione per V. P. R.ma; io ho creduto fare questo passo non solo per me, ma per il decoro dell’Ordine, poiché in buona sostanza ci hanno fatta una bella burattinata a tutti, ed io voglio far vedere che non sono un burattino da far ballare; chi litiga coi nulla tenenti deve prepararsi a pagare i debiti, e chi questiona con chi ha niente da perdere ma tutto da guadagnare, corre la stessa sorte: così arriverà alla S. C. con me, che non desidero nulla che la morte per riposare in Dio, e per la verità sono [f. 1v] più forte che l’imperatore Napoleone; mai in vita mia ho adulato nessuno, mai ho amato di essere adulato, e mai ho taciuto la verità quando sono stato posto in via diretta di dirla; Sua Santità stessa mi conosce a questo riguardo; ed è forse questa la ragione per cui mi guardano coll’occhio del canone; ma sono buona gente, perchè è appunto questa la maniera di farmi parlar più chiaro; io sono solito a maneggiare i sudditi, perché debbo supporli più deboli, ma non i Superiori, i quali debbono essere più perfetti, ben inteso quando si tratta di amministrazione che mi riguarda, perché se si trattasse di cose personali mie, allora mi glorio di esser loro il più fedele ed umile figlio. Niente di male, P. R.mo, Lei stia tranquilla e lascii far da me; a dirgliela sono gravemente offeso di vedere V. P. R.ma primo rappresentante delle missioni dell’Ordine così umiliato in Propaganda, e fatti tutti noi trastullo dei Gesuiti, i quali sono quasi indipendenti nella loro amministrazione. Ho domandato le mie dimissioni, e non cedo, se non mi ascoltano in pieno Congresso di Propaganda, dove porterò le mie ragioni; se poi acettano le mie dimissioni, io sarò fortunato, perché ho niente da perdere, ma debbono aspettarsi che io doman- [f. 2r] derò al S. Padre la grazia di far sentire le mie ragioni, perché conosco anche io la maniera di procedere; dopo venti anni di missione disastrosissima ho il diritto di essere trattato un poco più con rispetto, e benché disposto ad ogni sacrifizio, non li facio sulla speranza di poter dar una lezione a Minerva; Le ripeto di star tranquillo e non cruciarsi per me, assicurandoLa che sono tranquillissimo, e solo fastidiato nel testo fastidiata fastidiato di vedere la Missione attraversata dai Superiori stessi.

/249/ Circa l’affare di questa Provincia non si riscaldi, siamo in bonissima armonia col M. R. P. Domenico e col P. Provinciale. Il P. Domenico Le scriverà lui stesso ciò che pensa, e V. P. R.ma farà come crederà meglio; niente di male per parte dei medesimi, nessuno spirito d’indipendenza, ne a Lei, ne alla S. Congregazione, tutta la malizia è mia, è una certa mia superbia che mi fa credere e presumere di far capire qualche ragione a questi Signori, appunto perché gli amo e molto, e gli venero ancor di più; ho dato fin qui venti anni di prove della mia fedeltà ed attaccamento, se questi non bastano a formare il giudizio definitivo sopra di me, segno che non posso sperare di più, e che la colpa non è tutta mia; almeno avrò il diritto di non essere trattato da ragazzo, come mi trattano.

[F. 2v] Ritornando agli affari del P. Domenico, ne lui, ne il P. Provinciale meritano di essere accusati, se non hanno significato canonicamente la cosa, e publicata la rinunzia, perché debbo dire che io stesso non sono stato favorevole a questo; V. P. conosce le cose che si erano già sparse contro la missione, e le piccole questioni sollevate dal Demonio tra me ed i medesimi, la rinunzia del P. Domenico avrebbe prodotto due cattivi effetti, uno di far credere, che fossero difficoltà personali tra me è lui; l’altro poi sarebbe, che avrebbe confermato le cattive notizie della missione che hanno preceduto; credo che basteranno queste ragioni per calmare la P. V. R.ma a questo riguardo.

Relativamente all’interesse di questa Provincia, nei quali ne io, ne V. P. dobbiamo entrare, più di quanto permette l’amor proprio, come figli dell’Ordine, di cui questa provincia attualmente è una delle più meritevoli, le citerò qui le parole di un vecchio venerando, il quale deve supporsi fuori di ogni interesse personale, ed eccoLe = nelle attuali circostanze, la voce passiva al P. Domenico, potrebbe essere l’elemento quasi unico per concentrare i sentimenti della Provincia, senza di che potrebbero nascere cose disgustose = non dico altro, Ella poi, sentito il P. Domenico, sempre dispostissimo anche per la missione, facia come crederà.

Non Le dico di più, perché una lunga lettera mia è in via consegnata a D. Comboni, l’abbracio nel S. crocifisso e sono tutto suo figlio

Fr: G. Massaja V.o Capp.no