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Enrica Fiandra: Cretule e oggetti sigillati dall’amminsitrazione alla Laudatio funebris >

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Enrica Fiandra

Cretule e oggetti sigillati.
Strumenti plurifunzionali e interculturali:
dall’amministrazione alla laudatio funebris

Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae 46, 2006, 65-71

Summary: From the earliest times — as far back as the late Neolithic according to evidence from Sabi Abyad in Syria — cretulae retained their function across the ages of guaranteeing the object in which they had been placed. Cretulae have been found on funerary contexts as late as the second century CE in Calabria (Italy) and at Leptis Magna (Libya). Despite the geographic distance separating these contexts, the seals impressed on the cretulae bore the letters LF in both instances. In view of the distance separating these two sites, these letters could hardly have referred to the initials of the officials who sealed the cretulae, and certainly not those of the deceased. This article suggests that the letters are the initials of the words Laudatio Funebris. The cretulae must therefore have been appended to the document of the Laudatio, to guarantee that the document would accompany the deceased to be cremated with the body. They would then have been gathered together with the ashes of the deceased and placed in the funeral urns or amphorae.

Key words: cretula, Calabria, Leptis Magna, funeral, laudatio funebris.

Convenzionalmente, come è noto, per cretula si intende un grumo di materiale plasmabile (argilla, gesso, ceralacca, sterco, ecc.) recante una o più impronte di sigillo, applicato su, o pendente da oggetti che devono essere tutelati e/o garantiti per se stessi o per il loro contenuto.

Sin dalle sue prime manifestazioni nel neolitico del Vicino Oriente la cretula è stata utilizzata con questa funzione di strumento per la gestione economica dei beni. A Sabi Abyad in Siria nel VII millennio a.C. sono state ritrovate cretulae impiegate nei magazzini.

In seguito, si moltiplicano gli impieghi del sigillo facendo aumentare le funzioni e i significati della cretula, che, pur rimanendo sempre in ambito giuridico amministrativo e conservando, accanto ad altri, il significato di controllo, risponde alle nuove e diverse esigenze che si presentano in sistemi di controllo sempre più complessi.

A partire dalla primitiva applicazione della cretula su oggetti, si verifica una proliferazione delle sue forme, che si differenziano non solo per l’aspetto fisico ma anche per il loro significato amministrativo.

La cretula acquisisce anche la funzione di autenticazione di documenti.

Il consistente numero di tipi di cretulae di varia forma e dimensione indicano la crescente complessità delle procedure e delle modalità di controllo amministrativo, così che diviene cruciale riconoscere e definire queste tipologie, dando ad esse appropriate denominazioni, per poter approfondire non solo lo studio degli antichi sistemi amministrativi e contabili, ma anche i variegati e specialistici impieghi.

Anche se l’impostazione politica contingente dei sistemi economici che hanno utilizzato la cretula nella loro gestione costituisce un elemento di discontinuità, la cretula continua nel tempo come elemento neutro di gestione e strumento di ragioneria, mantenendo quasi invariate le modalità di base della sua applicazione e la maggior parte dei suoi usi amministrativi. Alcuni di questi usi, come quello, ad esempio, di documentare le transazioni, vengono persi con il passare del tempo, e sostituiti in tutto o in parte da altre funzioni.

Con l’apparire della prima attività scrittoria, l’utilizzazione della cretula subisce modifiche e si specializza. Ma gli usi basilari intrinseci alla cretula (garanzia di sicurezza e attribuzione di responsabilità) permangono con modalità invariate fin nei particolari e durano nel tempo. Il sistema, per la perfezione ragionieristico contabile, può essere efficacemente utilizzato nei suoi concreti aspetti operativi anche in totale assenza di scrittura.

Questa caratteristica permette alla cretula di essere impiegata nei magazzini di distribuzione, in piena epoca scrittoria, come nei tempi di prescrittura sia per la sua funzione di sicurezza, sia nei casi in cui la scrittura risulti superflua ai fini della contabilità limitata ad un solo anno amministrativo.

La scrittura, pur non essendo indispensabile nella gestione annuale ed elementare dei magazzini, permette una più ampia utilizzazione della cretula in campi vastissimi che vanno dalla gestione dei beni in distribuzione alle autenticazioni documentarie.

Ad Ayanis si trovano contemporaneamente le differenti tipologie di cretulae: 1 a partire da quelle poste su contenitori a garanzia del contenuto e con valore di ricevuta attestante un prelievo una volta rimosse dal loro supporto, a quelle pendenti o poste su documenti. Queste ultime sono diffuse in tutto il mondo antico, da Creta2 a Ugarit,3 a Cartagine,4 all’Egitto e alla Nubia.5

In epoca romana, il termine latino cretula, come diminutivo di creta usato in più occasioni anche da Cicerone, si riferisce alla creta bianca impiegata dai romani per suggellare.6

Mentre da un lato si perdono alcune delle molteplici funzioni che la cretula aveva assunto nella sua prima affermazione in epoche arcaiche, dall’altro il suo uso si estende a situazioni e contesti nuovi, forse meno intrinsecamente legati alla gestione primaria dell’amministrazione economica, ma indicanti il grande valore giuridico che le viene attribuito ancora in periodi classici e post classici.

Ad esemplificazione di questo desidero qui presentare un uso particolare e poco indagato di cretulae in epoca romana: quello funerario.

fig. 1 fig. 2
fig. 1. Leptis Magna (Libia), tomba di Khoms, cretulae trovate insieme con i resti di incinerati nelle anfore 1343 e 1345 con la stessa impronta di sigillo: LF AL. fig. 2. Leptis Magna (Libia), retro delle prime due cretulae illustrate a fig. 1 e relativi calchi.

Si tratta di 8 piccoli nuclei di argilla, provenienti da sepolture situate nei pressi di Leptis Magna in Libia (figg. 1, 2), che hanno sigillato documenti di papiro, non arrotolato, ma legato con cordicelle che creano delle pieghe sull’elemento sigillato. Le cretulae apposte su questi documenti garantiscono che il documento giunga sigillato sul luogo dove sarà incinerato insieme con il corpo del defunto. Il sigillo certamente appartiene al titolare che è responsabile della garanzia contro ogni manomissione.

Nel 1975 fu trovata la tomba 5 a incinerazione nel sito dove attualmente sorge l’ospedale di Khoms nella zona sud occidentale di Leptis. In una olla di vetro appartenente alla tomba, tra i resti combusti, fu trovata la cretula TV ex 61. Si tratta di una piccolissima cretula di mm 20,1 × 15,1 × 8,1 di argilla depurata di colore beige-grigiastro. È stata sigillata con una gemma di diametro mm 10,2 circa con l’immagine di un coccodrillo posante su un elemento orizzontale simile ad un'asta. Sul retro vi sono le impronte di 3 giri di corda poco ritorta che racchiudono un elemento di diametro mm 6 circa, con delle pieghe. Non è molto chiaro quale sia il materiale sigillato, tuttavia, in un punto, sembrano visibili le impronte di papiro. L'immagine di coccodrillo sul sigillo ci porta a considerare un suo rapporto con usanze funerarie in Egitto e in Nubia.7

La forma è del tutto simile alle altre cretulae trovate durante la campagna di scavo, condotta dalla III Università di Roma a ovest della città di Leptis Magna, diretta dalla prof. Luisa Musso, in località wadi Rsaf che ha portato alla luce, tra l’altro, importanti resti di una necropoli della prima metà del II sec. d. C.

Essa era situata lungo un asse stradale che collegava Leptis al suo territorio costiero nei pressi della foce del wadi Rsaf. Le sepolture a incinerazione erano situate all’interno di un ipogeo.

In esse urne e anfore funerarie contenevano i resti dell’incinerazione: ceneri, ossa combuste, cretulae, etc.8

La procedura di apporre la cretula su quello che verosimilmente è un documento di papiro è sempre la stessa: il piccolissimo nucleo di argilla è posto su alcuni giri di corda che stringono il documento; uno o più giri di corda sono posati poi sopra l’argilla che viene ripiegata in modo che la corda negli ultimi giri venga a trovarsi all’interno della cretula. In ultimo il sigillo viene posto sulla parte ripiegata. In tal modo era impossibile aprire il documento senza rompere la cretula.

È interessante notare come nell’anfora 1345 vi fossero 4 cretulae, con lo stesso sigillo, trovate con frammenti di ossa che attaccano e completano quelle trovate nell’urna 1366 (cioè i femori sono ricomposti con frammenti provenienti dai due contenitori). Si tratta di un defunto maschio di nome Marcus Livius Crescens di 18 anni. Presentava denti caduti ante mortem.9

La nº 1 è stata trovata nell’anfora 1345 con le altre 3 cretulae con lo stesso sigillo; si tratta di una piccola cretula a forma di parallelepipedo di mm 15,4 × 17 × 11,1 con impronte digitali su quattro facce. Sul recto vi è l’impronta di un sigillo ovale ad anello di mm 14 × 8 con le lettere LF AL e al centro un "caduceo". A lato delle lettere LF si vede l’impronta dell’attacco dell’anello. L'argilla è stata posta su tre giri di sottile corda che trattengono il documento; poi, sull’argilla stessa, la corda è stata avvolta altre due volte; infine l’argilla è stata ripiegata sulle corde, di cui si vedono i due fori di uscita su due lati, e poi sigillata (fig. 1a).

Il documento doveva essere di piccole dimensioni e non arrotolato su se stesso perchè vi sono delle pieghe di un materiale rigido con sottili striature che sembrano tracce di papiro. Il diametro dei giri di corda è di circa mm 10, il diametro della corda meno di un millimetro.

La nº 2 trovata con la nº 1 nell’anfora 1345, è una piccola cretula, mm 19,5 × 22 × 15, intera, di argilla molto depurata di colore giallino chiaro con impronte digitali, pieghe e legamenti molto sottili (circa mm 0,8 di diametro). Sul recto chiara impronta di sigillo ad anello (la stessa della cretula nº 1, ma più netta e completa). A sinistra delle lettere LF si vede in modo più pronunciato l’attacco dell’anello. Sui lati vi sono chiare impronte digitali. Sul verso si vedono giri di corda e un groviglio del legamento. Vi sono anche tracce di papiro. La creta è stata ripiegata su uno dei giri di corda che ha lasciato due fori di uscita (fig. 1b).

La nº 3, trovata nell’anfora 1345, è una piccola cretula senza impronta di sigillo visibile, molto depurata di colore grigiastro. Si vede invece l’impronta della punta di un dito con l’unghia cortissima. Sembrerebbe sia stata posta sullo stesso documento sigillato con la cretula nº 1. Era già un po' indurita al momento della sua applicazione. Sul retro vi è l’impronta di papiro con due giri di corda sottile.

La nº 4 trovata sempre nella stessa anfora, è una piccola cretula piatta senza impronta di sigillo. Probabilmente era accoppiata alla cretula nº 2 con sigillo.

La nº 5 (fig. 1c) trovata nell’anfora 1343, è una piccola cretula integra, molto simile come forma alla nº 1. La tecnica per sigillare il documento è sempre la stessa: il piccolo nodulo di argilla era pressato sui primi due giri di una corda sottile, su di esso vi erano altri giri di corda poi ricoperti dall’argilla ripiegata e pressata. Su di essa vi era poi l’impressione del sigillo ad anello con le lettere LF AL. Molto nette le impronte digitali uguali a quelle della cretula no 6.

La nº 6 (fig. 1d) è una piccola cretula integra del tutto simile, sia nella forma sia nella procedura per ottenerla, alle cretulae nº 1 e 5. L'impronta è ottenuta con lo stesso sigillo LF AL con l’impronta digitale uguale al quella della nº 5.

La nº 7, trovata nell’anfora 1343, è una piccola cretula piatta con impronta di sigillo ad anello ovale. Non reca tracce di corda. Nell’ovale vi sono le lettere MVC.

Per ottenere l’impronta diritta sulla cretula, le lettere incise sul sigillo dovevano essere invertite.

Per ora non si hanno notizie di ritrovamenti di cretulae nelle altre necropoli leptitane.

Fig. 3

fig. 3. Crotone (Calabria), cretulae inv. 102411 recanti la stessa impronta di sigillo: LF Dia

È invece interessante esaminare analoghi ritrovamenti di piccole cretulae straordinariamente simili a quelle leptitane e della stessa epoca, in alcune sepolture di Locri Epizephiri10 e di Crotone. È interessante non solo sottolineare la forma del tutto analoga di queste cretulae, ma soprattutto il fatto che cretulae di Crotone11 (fig. 3) sono state sigillate dallo stesso sigillo che è stato apposto sulla cretula di Locri. Si tratta di un sigillo ad anello con lettere incise da destra a sinistra nel sigillo che risultano, quindi, rovesciate nell’impressione sulle cretulae.

La distanza fra i due ritrovamenti non solo fa escludere che si tratti di cretulae sigillate con il sigillo del defunto, ma fa pensare invece a persone incaricate di sigillare documenti, inerenti le sepolture, che dovevano raggiungere sigillati e intatti il rogo dove venivano bruciati insieme con il corpo del defunto.

La stretta somiglianza delle numerose cretulae trovate a Locri e a Crotone, alcune addirittura con lo stesso sigillo, a conferma tra l’altro della contemporaneità dei manufatti della stessa epoca trovate sulla costa leptitana, suffraga l’ipotesi che si tratti di un'usanza funeraria consueta e diffusa nel Mediterraneo tra la fine del I e il II sec. d. C.

L'articolo pubblicato da Federico Barello sulla cretula di Locri Epizefiri offre alcune ipotesi assai interessanti. Tuttavia, forse, soltanto studi approfonditi delle fonti o in altri campi, come quello giuridico o religioso, potranno darci una completa risposta sulla qualifica dei titolari dei sigilli apposti su cretulae funerarie e sulla loro precisa funzione.

Si può intanto ipotizzare che le lettere L F, presenti sia sulle cretulae di Leptis sia su quelle calabresi, rappresentino un riferimento a qualcosa di costantemente associato a quel rituale funerario, e che siano da connettersi con la "Laudatio funebris". In questo caso esse si riferirebbero alla funzione svolta in ambito funerario dai titolari dei sigilli le cui iniziali, sia a Crotone, a Locri e a Leptis Magna compaiono dopo le lettere riferite alla Laudatio Funebris: Questi sarebbero stati addetti alla redazione del documento con la laudatio, che veniva sigillato e poi combusto con il corpo del defunto. Le cretulae venivano poi recuperate e conservate con le ceneri dell’incinerato in anfore o contenitori vitrei.

In questo modo la cretula testimoniava che il documento sigillato aveva raggiunto il rogo insieme con il defunto.

Sarebbe auspicabile un esame dattiloscopico al fine di verificare l’eventuale identità delle impronte digitali presenti sulle cretulae delle due località calabresi impresse dallo stesso sigillo.

A questo proposito desidero sottolineare l’importanza dell’esame delle impronte digitali sull’argilla, in quanto esse possono fornire molte indicazioni sul procedimento e sulla modalità di imprimere il sigillo, come ad esempio la possibilità di riconoscere se una sola persona avesse formato la cretula e impresso il sigillo o se vi fosse un addetto diverso ad ognuna delle due operazioni.

Una buona esperienza a questo proposito è stata fatta in collaborazione con la dattiloscopista della Polizia Scientifica di Roma Anna Cotichini12 sulle cretulae di Haghia Triada a Creta, dove si è potuto individuare un'unica persona che aveva lasciato le proprie impronte su numerose cretulae recanti lo stesso sigillo. Le cretulae in questione sono dell’epoca Tardo Minoica dei II Palazzi cretesi e sono conservate presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini" di Roma.

Enrica Fiandra
Centro Internazionale Ricerche Archeologiche, Antropologiche e Storiche
Via Remondato 9
14014 Montafia
Italia


Note:

  1. Salvini, M.: Le cretule iscritte del regno di Urartu come documenti storici. In Seminari dell’istituto per gli studi micenei ed egeo anatolici. CNR. Roma 1989, 81-92. Salvini, M.: The Inscriptions of Ayanis (cuneiform and hieroglyphic). The Inscribed Bullae from Ayanis. CB in vol. VI. In AYANIS I: Ten Years of Excavations at Rusahinili Eiduru kai 1989 1998. Ed. by A. Çilingiroglu and M. Salvini. Roma 2001, 251-319.
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  2. Fiandra, E.: Le cretulae di Haghia Triada nel Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini". La funzione. Bullettino di Paletnologia italiana 93 94, n. s. XI XII (2002 2003) 77 94.
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  3. Schaeffer, C. F. A. Thureau Dangin, F. Virolleaud, C.: La cinquième campagne de fouilles a Ras Shanira. Syria 15 (1934) 134-135.
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  4. Beroes, D.: Der Fundkomplex aus Karthago. Archives et Sceaux du monde hellenistique. Archivi e Sigilli nel mondo ellenistico [BCH Suppl. 29]. 1996, 341-347, PI. 67-72.
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  5. Donham, D.: Uronarti Shalfak Mirgiss. Boston 1967; Martin, G. T.: Egyptian Administrative and private Name Seals. Oxford 1971.
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  6. Maddoli, G.: Le cretulae del Nomophilakion di Cirene. Annuario della S.A.A; e delle Province Italiane in Oriente vol. LI LII, n. s. XXV-XXVI (1963 1964), 40, n. 1.
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  7. Cabrol, A.: Enquete Preliminaire sur certaines ensembles d'empreintes de sceaux. In Sociétés Urbaines en Egypte et Soudan, Les Sceax e l,AeoAdministration dans la Vallée du Nil, Villeneuve d'Ascq 7 8 juillet 2000. Lille 2002, 34-35, 42.
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  8. Per le notizie sui corredi v. Fontana, S. - Usai, L.: L'area funeraria a ovest della villa. Libya Antiqua 3 (1997) 278 284, Tav. CXXX b.
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  9. Notizia fornitami verbalmente dal prof. Mallegni che ha studiato gli elementi ossei.
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  10. Il problema è stato brillantemente affrontato da F. Barello che ha pubblicato Una bulla latina da Locri Epizephiri in Archives ci Sceaux da monde hellénistique. Archivi e Sigilli nel mondo ellenistico (n. 4) 439 448, PI. 98, prima del rinvenimento di quelle di Leptis, agevolando in tal modo il presente studio.
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  11. Sono grata allo scavatore dott. Alfredo Ruga per avermi fornito la documentazione fotografica di materiale ancora inedito.
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  12. Cotichini, A.: Un'indagine nel passato. Bullettino di Paletnologia Italiana 93-94, n. s. XI XII (2002 2003) 91-94.
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