III Centenario della
Sacra Congregazione
de Propaganda Fide

/38/ [cliccando sul numero di pagina si vede l’originale] |a|

Quanti uomini
aspettano la luce della Verità.

Nonostante le cure continue e premurose dei Romani Pontefici, nonostante l’indefesso lavoro dei missionari e di tutti i loro cooperatori, nonostante il sacrificio di tante vite, di tanto sangue, di tanto denaro, la più gran parte degli uomini vive ancora o del tutto priva della luce del Vangelo, o immersa nelle tenebre funeste dello scisma o della eresia.

È un quadro doloroso quello che stiamo per presentare ai nostri lettori, un quadro desolante che riempie l’animo di tristezza e di sfiducia; ma non possiamo risparmiarglielo. È giusto e doveroso che tutti i cattolici conoscano quanto cammino rimane ancora a farsi nel mondo per far conoscere a tutti N. S. Gesù Cristo, per portare a tutti l’eco benefica della Sua Divina Parola, per procurare a tutti gli uomini, che sono pur nostri fratelli, la salvezza eterna, la incomparabile felicità del Paradiso. Il quadro che noi siamo per descrivere, giacché non faremo altro che prospettare una semplice, ma sbalorditiva statistica, (1) servirà, lo speriamo, a suscitare nel cuore di tutti i veri e schietti cattolici un sentimento di amore vivo per tanti poveri fratelli ancor naufraghi nel pelago dell’errore, uno zelo ardente per la salvezza delie loro anime, un desiderio intenso di far trionfare anche nelle più remote regioni l’amore ineffabile del Cuore santissimo del nostro divino Pastore, Gesù Cristo.

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I.

Gli infedeli.

Col nome di infedeli intendiamo indicare quegli uomini che non sono battezzati, e che non credono nella verità della religione cristiana; gli idolatri quindi, cioè gli adoratori di false divinità, e con essi comprendiamo pure, benché non propriamente idolatri, i Maomettani.

|c| Il numero degli infedeli è variamente stimato; quasi tutte le statistiche però li fanno saline a più di un miliardo. Secondo il De Agostini sarebbero 1030 milioni, secondo il Whitaker 1069 milioni, secondo altri 1007 milioni, che noi diamo qui come cifra media. Si dividono in Monoteisti e Politeisti, secondo che credono in un solo dio o in più dei. Gli infedeli Monoteisti sono i Maomettani; i Politeisti si dividono in Buddisti, Confucianisti, Shintoisti, Braministi o Induisti, e Animisti. Ecco una statisitca che scandisce quasi esattamente le diverse religioni degli infedeli, benché li faccia giungere al numero di 1.069.776.000 (Whitaker):

Maomettani221.825.000
Buddisti138.031.000
Induisti210.540.000
Confucianisti e Taoisti300.830.000
Shintoisti25.000.000
Animisti158.270.000
Varii15.280.000
Totale1.069.776.000

Ed ora una parola circa queste singole religioni degli infedeli.

Maomettani:

Tutti conoscono quel caos che forma le basi ed i principi di questa religione fondata da Maometto (560-632). I Maomettani ammettono un solo Dio, ma un Dio grande e terribile, senza pietà; hanno i loro Libri: la legge di Mosè, i Salmi di David, il Vangelo di Gesù e il Corano; ma di questi soltanto il Corano è per loro /39/ |a| il libro di verità rimasto intatto e che resterà eterno. Hanno anche Profeti in gran numero; ma per essi il solo grande Profeta, in certo modo divinizzato, è Maometto. La predestinazione è il punto culminante nella fede del Mussulmano; praticamente però si riduce al più assoluto fatalismo e forma la ragione principale della decadenza di tutte le nazioni mussulmane. Essi infatti negano la libertà nell’uomo, e credono che ciascun uomo sia costretto ad agire come agisce, bene o male, dalla forza degli inevitabili ed eterni decreti di Dio.

La regione ove predomina più che in ogni altra l’elemento maomettano è l’Asia, ove i Maomettani sono 142.000.000. Mentre in Africa raggiungono i 51 milioni; in Oceania i 25.000.000; 3.000.000 in Europa e più di 25.000 nell’America.

Buddisti:

Kapilavastu, città cento miglia a Nord di Benares nell’India, è la patria del fondatore del Buddismo. Egli vi nacque 560 anni prima dell’era volgare da una famiglia principesca di nome Godama. Ammogliatosi ebbe un figlio chiamato Rahula. Vivendo lussuriosamente e correndo dietro i piaceri del mondo, ne fu presto disgustato. Dopo avere spese alcuni anni in penitenze e meditazioni, un giorno si credette improvvisamente illuminato e divenne Budda, cioè l’illuminato.

Il Buddismo si può definire un sistema di moralità senza Dio. Godoma non parla nel suo sistema dell’esistenza di un Essere Supremo. I suoi insegnamenti cominciano e finiscono coll’uomo. Il Nirvana, il paradiso dei buddisti, non è altro che l’annientamento di ogni desiderio, della propria coscienza, della propria esistenza; cui si giunge dopo una serie più |b| o meno lunga di incarnazioni, durante le quali l’uomo seguendo i consigli di Budda, acquistando meriti e perfezionandosi sempre più, ottiene il totale ammortamento del suo senso d’esistere.

Nell’India il buddismo si diffuse, specialmente per ragioni d’ordine politico, prima nel Ceylan, nel Tibet, nella Cina; quindi nel Giappone, nella Birmania ed infine nel Siam. Così è che oggi nell’Asia il numero dei Buddisti raggiunge i 138 milioni; mentre nell’Oceania ve ne sono soltanto 20.000 e 11.000 nell’Africa.

Induisti:

Gli Indù, che rappresentano ben 210 milioni degli abitanti dell’India, hanno anch’essi i loro libri sacri, che fanno risalire dal 1500 al 500 prima di Cristo.

Gli dei principali nella mitologia Indù sono: Brahama, Vishnu e Siva che formano la così detta Trimurti. Brahma però non ha che un solo tempio in tutta l’India. Oltre questi tre principali dei, gli Indù ne adorano molti di aspetto spesso fantastico e mostruoso.

I principali errori della religione degli Indù sono il ferreo sistema delle caste, e |c| la pratica del matrimonio tra fanciulli, nella quale è sopratutto rovinosa la proibizione assoluta fatta alle vedove di rimaritarsi anche se, date in ispose nell’infanzia, il loro tenero marito viene a morire. Queste vedove forzate sono oggetto del più grande disprezzo, e debbono menare per tutta la vita una esistenza infelicissima e quasi sempre disonorata.

Le caste sono la chiave di volta dell’Induismo. Il popolo è diviso in migliaia di caste. Da principio queste furono quattro: quella dei Bramini, dei Guerrieri, dei Mercanti e degli Operai. Oggi sono più di 2300. Cinquanta milioni di Indiani sono paria, cioè senza casta. Ogni menoma differenza di classe, di origine, di professione, di religione, è sufficiente a formare differenza di casta; e nessuno di una casta superiore può mangiare con un individuo di casta inferiore, o partecipare del cibo preparato da lui, e molto meno contrarre matrimonio con persone della sua casta. È impossibile descrivere con parole temperate il male terribile che queste caste hanno recato all’India. La preservazione della casta costituisce né più né meno che il suicidio di questa immensa nazione che conta un popolo di oltre trecento milioni di abitanti.

La posizione poi che l’Induismo o Bramanesimo ha formato alla donna è veramente lagrimevole. Ne diamo un cenno.

In primo luogo, la donna deve rimanere ignorante. Sopra ogni mille donne Indù; soltanto 7 od 8 sanno leggere e scrivere: ciò che del resto si verifica presso tutti i popoli pagani. Altra forma della misera condizione della donna è la zanana, che vuol dire appartamento delle donne. Quaranta milioni di donne in India sono chiuse in queste zanane ove conducono una esistenza la più miserabile.

/40/ |a| Ma la più grande disgrazia della donna in India deriva dalla pratica dei matrimoni fra bambini. Secondo il censo del 1911 vi erano in India 2.522.203 «mogli», al disotto dei dieci anni, 134.005 al disotto dei cinque, e 13.212 al disotto di un anno. La crudeltà di questo costume consiste specialmente nel fatto che questi matrimoni di fanciulle sono sanzionati dalle leggi civili e religiose; e se il marito muore, la bambina deve restar vedova per tutta la vita. Così avviene che di 154 milioni di donne in India più di 26 milioni sono «vedove». Il trattamento di queste vedove, alle quali si imputa la morte del marito, varia secondo le diverse Provincie, ma è sempre assai misero. Una volta in certi luoghi queste vedove dovevano essere bruciate vive. Oggi sono considerate come persone di cattivo augurio, vengono escluse da ogni festa di famiglia, spogliate degli abbigliamenti e delle gioie perchè debbono scontare la loro colpa. Nel 1911 vi erano in India 335.000 vedove sotto i quindici anni, 111.000 sotto i dieci, 17.000 sotto i cinque, e mille di esse avevano meno di un anno.

Queste sono le miserie più dolorose dell’Induismo, di questa brutale religione pagana, che dall’Asia si è diffusa anche in Africa ove conta 300.000 seguaci, in America dove ne ha 210.000 e nell’Oceania dove gli Induisti sono circa 30.000.

Confucianisti:

Il Confucianismo è la religione della maggioranza del popolo cinese. In Cina la religione è antica quanto la Cina stessa. Venti secoli dopo Cristo l’Imperatore sacrifica al Cielo, come gli Imperatori suoi predecessori, gli sacrificavano venti secoli prima di Cristo.

Alla fine del secolo VI avanti Cristo comparvero in Cina due uomini illustri: Laotse e Confucio. Le antiche credenze e costumanze erano allora in grande decadenza. Laotse pensò di edificare un edificio nuovo, Confucio volle invece devotamente restaurare l’antico. La religione di Laotse è detta Taoismo, quella di Confucio, Confucianismo. Il Taoismo però non ha fatto troppa fortuna in Cina, il Confucianismo ed il Buddismo sono le religioni più comuni.

Confucio fu uomo politico ed essenzialmente pratico. Egli riprova qualsiasi speculazione astratta; in lui tutto è concreto, tutto mira alla formazione di governamenti pratici ed a ristabilire le debite relazioni tra i diversi gradi della vita civile e familiare. I cinque punti principali di Confucio sono questi: relazioni fra principi e sudditi; fra padri e figli; fra marito e moglie; tra fratelli; fra amici.

La fama di Confucio andò crescendo di secolo in secolo, e l’ultima dinastia Ci- |b| nese gli decretò onori divini. Così Confucio ha le sue pagode con altari in ogni singola città della Cina. Agli equinozi il Mandarino, assistito dai letterati, gli fa solenni sacrifici.

Così queste due religioni: il Taoismo ed il Confucianismò insieme con una terza, il Buddismo, formerebbero in pratica la religione cinese. Sono cioè il famoso «san-kiao-kui-i», cioè «le tre religioni in una». Deve dirsi però che la religione comune dei cinesi non è veramente nessuna delle tre esposte, ma da tutte prende qualche cosa, e il tutto impasta con la più sfacciata idolatria e col culto feticista degli antenati.

Il Confucianismò è anche diffuso in Africa dove ha 30.000 seguaci, in America dove ne conta 100.000, mentre il numero dei Confucianisti in Oceania è di 700.000.

Shintoisti:

Religione nazionale del Giappone, lo Shintoismo è intimamente collegato con la politica. Il Sovrano del Giappone è presentato dall’insegnamento ufficiale, come di origine divina, come una incarnazione della divinità. Come religione, lo Shintoismo non presenta caratteri veramente originali. Essa non è che un miscuglio del culto della natura, di antropolatria, di idolatria e di feticismo. La principale divinità è il sole «Amaterasu» che sarebe l’antenato più antico della dinastia imperiale e del popolo giapponese. Così avviene che un’aureola divina corona più o meno la vita dell’imperatore, degli eroi, fino al più umile giapponese. Soltanto |c| però l’imperatore riceve anche in vita onori divini.

Verso la metà del secolo VI penetrò in Giappone il Buddismo, e in grazia della sua sorprendente adattabilità riuscì ad essere tollerato ed accettato. Oggi in Giappone lo Shintoismo conta 90.000 sacerdoti e il Buddismo 54.000.

Animisti:

Questa è una forma di religione rudimentale, professata dai popoli ancora primitivi e selvaggi, i cui principi sono più o meno i seguenti:

a) credenza in un essere supremo, al quale però, perchè buono, non si rende un culto determinato;

o) credenza nell’esistenza di altri spiriti quasi tutti cattivi, che perciò bisogna propiziarsi affinchè non facciano male;

e) di qui necessità di sacrifici cruenti, come parte essenziale di questa propiziazione;

d) uso di danze, come cerimonia di culto;

e) credenza nella ossessione;

f) pratica su vasta scala di ogni sorta di stregonerie.

In Asia gli animisti sono 42 milioni; 98 milioni in Africa; nell’America del Nord circa 20.000: mentre nel sud America sono 1.250.000 e ben 17 milioni nella Oceania.

Queste per sommi capi sono le principali religioni dei popoli infedeli. Piante cattive non possono produrre che pessimi frutti; quindi: antropofagia, sacrifici umani, schiavitù, infanticidio, abrutimento e superstizione, miserie fisiche e morali d’ogni genere formano il retaggio di tutti questi miseri schiavi del paganesimo non ancora illuminati dagli ineffabili splendori della vera Fede. Ma l’ora della redenzione sembra avvicinarsi anche per loro; e già essi levano il capo e si agitano in un convulsivo fermento di rinnovazione e di restaurazione. A noi cattolici spetta il sacro dovere di soccorrerli!

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II.

Gli acattolici.

Di tutta la popolazione della terra adunque che, secondo le comuni statistiche ascende a poco più di 1.726.000.000, pili di un miliardo di uomini brancolano ancora nelle tenebre degli errori più ributtanti, vivendo tra le bassezze e le vergogne delle più ignobili passioni nella infedeltà.

Sono appena 719 milioni i monoteisti, gli adoratori cioè di un solo Dio (escludiamo i Maomettani); ma fra questi, i Cristiani cattolici, coloro che hanno la grazia e la fortuna di conoscere ed adorare l’unico vero Dio; e di possedere pie- /41/ |a| namente e senza traccia di errore o di falsità, la vera ed unica religione insegnata da Gesù Cristo, sono appena 320.000.000. Tutta la rimanente massa è divisa fra: Israeliti (circa 13 milioni); Scismatici ed Ortodossi (circa 156 milioni); Cristiani evangelici (circa 220 milioni); ed altri senza alcuna precisa religione, per circa dieci milioni.

Contrari tutti alla Chiesa Cattolica ed ai suoi seguaci, la più gran parte di questi 399 milioni di uomini ne ostacolano con ogni mezzo lo sviluppo e la propagazione nel mondo.

Sono ormai noti, come si è accennato, gli sforzi immani dei moderni sionisti nella Palestina; che uniti all’odio innato dell’ebreo contro il cristiano, costituiscono oggi uno dei più formidabili attacchi contro il cattolicismo nel Paese di Gesù.

Le brutalità e le violenze del fanatismo mussulmano e della pertinacia degli ortodossi contro i cattolici sono ancora palpitanti; e lo conoscono bene, specialmente gli Armeni, per dimostrare di quali mezzi anche oggi si servano costoro per moltiplicare il numero dei loro seguaci e per distruggere nei propri paesi la religione cattolica.

Le persecuzioni dei calvinisti e dei luterani contro i Cattolici! all’epoca della pseudo-riforma sono note a tutti; né è qui il caso di ripeterle. Oggi l’operosità protestante presenta la forma di un intensissimo proselitismo, per mezzo di attrattive, di lusinghe; e più che altro a base di dollari e di sterline, prescindendo dalle ingerenze politiche e dalle mal ce- |b| late imposizioni dei Governi protestanti.

Ma vivaddio, non fu col denaro né con la prepotenza o con l’inganno che Cristo e i suoi Apostoli conquistarono il mondo! Il Figliuolo dell’Uomo, che insegnò sempre la sua dottrina alla luce del sole, non aveva ove reclinare il capo, né avrebbe calpestato, per spegnerlo del tutto, il lucignolo fumigante. I suoi discepoli avevano tutto abbandonato per seguirlo, e ne apprendevano dal labbro divino la mitezza, la mansuetudine e la più assoluta sincerità. I primi seguaci del Cristo, mor- |c| to nudo sopra una croce, furono i poveri e gli umili; e se ricchi e potenti, divennero miseri per amor suo. L’immenso impero di Roma affogava nella potenza, nel lusso, nelle ricchezze sconfinate; ed era grande quanto era grande il mondo; e tutti i popoli erano ad esso soggetti. Eppure quelle smisurate ricchezze si dileguarono; quella potenza sconfinata scomparve; e di quei tesori favolosi, di quella maestosa grandezza che abbagliò il mondo intero, non restano oggi che ruderi corrosi e cadenti: mentre l’amore di Cristo vive, regna nelle anime di tutti gli uomini imperituro! Ed oggi stesso, in questi giorni nostri, uno spettacolo nuovo, ùnico, si è offerto ai nostri occhi. Dopo la immane guerra che ha travolto nell’abisso uomini e nazioni, dopo la titanica lotta combattuta con tanto accanimento e con tanto valore da una parte e dall’altra, un popolo, il più temuto un giorno per la sua crudeltà e per la sua potenza, un popolo non cattolico, anzi anticattolico, si è sentito in dovere di erigere un monumento glorioso nella magnifica capitale dell’Oriente; e quel monumento, inauguratosi proprio poco tempo fa, rappresenta non un Imperatore, non un Duce, non uno Statista, rappresenta Benedetto XV, il pacifico Pontefice della Chiesa Cattolica, il propugnatore calmo ed invitto della pacificazione universale! (1).

[Nota a pag. 38]

(1) Dall’opera del P. P. Manna «La conversione del mondo infedele». Torna al testo ↑

[Nota a pag. 41]

(1) Sulla base del monumento è scolpita questa iscrizione: Al grande Pontefice dell’ora tragica mondiale – Benedetto XV – benefattore dei popoli – senza distinzione di nazionalità e di religione – in segno di riconoscenza – l’Oriente – 1914-1919. Torna al testo ↑

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