Massaja
Lettere

Vol. 2

/136/

222

Al signore Andrea Terret
presidente della Propagazione della Fede – Lione

[F. 1r]Illustrissimo Signor Presidente

* Gemma Lagamara 2. Marzo 1858.

Un corriere arrivatomi la settimana scorsa dalla costa di Massawah mi portò la di Lei veneratissima dell’anno scorso 1857. nella quale cotesto Consiglio centrale della pia Opera mi significava la spedizione totale del vistoso assegnamento di nove mille franchi fatto a pro di questa nostra Missione. Lontano e privo di ogni comunicazione coll’Europa cosa posso fare io in riconoscenza alla generostà dei fedeli associati, e specialmente dei membri componenti cotesto consiglio centrale? Se è lontana l’Europa per far Le pervenire qualche segnale di riconoscenza, è poi tanto più vicino il trono del nostro misericordiosissimo Iddio, ai piedi del quale posso con tutta facilità far pervenire i mei voti sinceri, e ciò spero che Loro basterà, poiché so [di] certo che sono guidati da fini troppo sublimi per aspettarsi complimenti a uso del mondo. Se si trattasse della sola missione di questo interno dei paesi Galla, e che tutte le somme speditemi mi arrivassero intiere sono abbastanza sincero per dirLe che non solo ne avrei abbastanza, ma ne avrei anche di sopravvanzo per comprare beni stabili e procurare un patrimonio di beni stabili sufficiente per assicurare l’avvenire della missione, ma la cosa va molto diversamente. Cotesto Consiglio avrà già saputo la spedizione fatta alla costa Sud dalla parte di Zanzibar in Lamo, per la quale ho destinato la metà dell’assegnamento che mi viene, e quale spedizione, grazie ai fondi che esistevano in Egitto ed in Massawah ha potuto avere luogo, poiché, come Ella ben saprà ciò che più costa sono i viaggi di mare, per i quali il movimento di un solo missionario suole consumare più che il mantenimento di una grossa casa dell’interno per tutto l’anno – Anche la sola metà dell’assegnamento, quando mi arrivasse qui intiera potrebbe ancora bastarmi, ma sarei contento che si perdesse solo un terzo di quello che mi si spedisce dalla sola costa del mare; l’anno scorso si perdettero cento talleri in Gudrù, e cinquecento altri talleri partiti da Massawah in Novembre del 1856. speditimi per mezzo di un Prete indigeno con molti oggetti di tutta necessità, ancora non mi sono arrivati, e ne siamo molto in pena. Ciò potrebbe bastare per farLe capire la mia [f. 1v] triste situazione; se poi aggiungerà che di /137/ quel poco stesso che mi arriva mi costa il dieci per cento per farlo venire da Massawah, vedrà che, tutto compreso, è poco quello che mi arriva. Ciò non ostante con questo poco mantengo tre grosse case, ed ho già comprato un terreno di parecchie giornate, al quale spero poterne aggiungere ancora tanto che basta per assicurare il necessario vitto a questa casa di Lagamara dopo qualche anno. La nostra situazione in questo paese è molto critica per causa dell’Abissinia da qualche anno divenuta il teatro delle guerre intestine e dei disordini di ogni qualità; se ci riesce di aprirci la strada dalla parte del Sud, non solo le cose si cangieranno per noi, ma anche per tutti questi paesi, i quali si trovano presentemente impoveriti all’estremo, perché impedito il loro commercio colla costa di Massawah: i denti d’elefante, il zebad muschio, l’oro, il corriandro, la cera, il caffé, da tre anni in qua si trovano ammontichiati sopra tutte le frontiere dell’Abissinia per mancanza di strade, e la classe mercante muore di fame – Del corrente anno spero di poter sistemare le cose di questa missione di Lagamara; ordinerò due preti, e consacrerò un coadjutore col titolo di Vescovo di Marocco (per cui già tengo dalla S. Sede tutte le opportune carte), al quale lascierò cura della Missione di questa parte; io poi partirò per la visita pastorale di Kaffa dove le cose si sono un poco guastate, e passato colà un’anno, partirò per Wallamo paese situato verso il quarto grado di latitudine nostra, dove abbiamo intelligenza di trovarci col P. Leone des Avançer, il quale verrà dalla costa Sud di Lamo ad incontrarmi per aprirci la strada da quella parte; da questa parte le cose sono già bene avvanzate, e se il P. Leone suddetto potrà fare altrettanto sulla costa del mare potremo sperare finalmente di riportare questa vittoria tentata da tre secoli inutilmente, e la Missione Galla incommincierà a respirare e mettersi in relazione coll’Europa – V. S. Illustrissima non manchi di raccomandare a tutti gli associati questa nostra operazione molto pericolosa e tanto vantaggiosa per la missione e per il commercio dell’Europa con questi paesi; per nostra parte mettiamo la nostra vita all’incanto, e ci esponiamo a molte calamità e pene, spero che i nostri fratelli non dimenticheranno di secondare colle loro preghiere i nostri sforzi per il bene della religione e della società –

Del resto poi Le dirò, che le cose della Missione vanno bensì un poco lentamente, ma non lasciano di andare bene. L’anno scorso avendo [f. 2r] avuto qui penuria grande di mezzi per causa delle strade chiuse ho dovuto lasciare di acettare tanti allievi al Sacerdozio, e siamo rimasti in questo un poco indietro, e mi sono contentato di coltivare gli antichi; ora essendomi arrivato qualche cosa, posso rinforzare l’operazione in questo genere che è il piùessenziale, e fare dei preti in quantità, perché posso dire che la missione è stazionaria per sola mancanza di preti indigeni, gli unici che possono penetrare in tutti i luoghi senza difficoltà ad istruire, perché l’Europeo si trova ancora in pericolo come un’essere straordinario che ferisce l’immaginazione di questi nomadi non ancora abituati. I preti indigeni sono tre come prima, i chierici sono sette, /138/ i scuolari sono tre. Il numero dei battesimi continua sempre tanto qui che in Limu ossia Ennerea; fra i battezzati molti incomminciano a frequentare il Sacramento della penitenza e dell’Eucaristia; non parlo più del Gudrù, perché ho dovuto lasciare quella posizione per le persecuzioni dell’Abissinia nemica e vicina. Avrei tutta la convenienza di mandare preti in Kullo sulla strada di Wallamo, ed in Ghera strada di Kaffa, luoghi di molta speranza, ma manco di preti, ed appena in questo anno potrò ordinarne due fra i primi allievi, benché anche questi non abbiano ancora finito i loro studj. È un gran che dover creare tutto de novo e mancare persino di libri elementari per la scuola, costretto sempre a scrivere io stesso i manuali di tutti i generi per la scuola. Ho incomminciato quest’anno ad amministrare segretamente il battesimo di necessità ai fanciulli ammalati, e così ho già potuto salvare parecchie anime, ma dobbiamo prendersi molte misure, perché il nomado che vive di vane osservanze è molto facile a fabbricarsi idee contrarie; se Iddio ci benedice in questo potremo salvare molte anime e mandarle a pregare Iddio per questo paese.

Prescindo dal parlarLe della spedizione alla costa Sud in Lamo, dove vi sono tre sacerdoti europei sotto la direzione del P. Leone dés Avançer, quali ancora non conosco, perché non hanno potuto penetrare sino a me per mancanza di strade, appena ho potuto loro mandare le opportune istruzioni e ordini; speriamo d’incontrarci se Iddio benedice gli sforzi che si fanno di qui e di là, e quando avremo la fortuna d’incontrarci sarà un gran trionfo.

Le racconto ora un fatto edificante occorso di questa settimana ad un mio sacerdote indigeno per nome P. Giovanni Morka stato nel 1848. comprato schiavo con 12. talleri in Gondar, e perché fece progresso nella pietà e studio [f. 2v] ordinato sacerdote il 25. Marzo 1853. Questi mandato da me a visitare la Cristianità di Gudru attualmente senza Preti, gli ho dato qualche tallero con ordine di recarsi in Basso a comprare verroterie per le spese della casa; lasciò il 20. dello scorso Febbrajo il Gudrù e passò il Nilo per entra[re] in Gogiam con una gran carovana di mercanti accompagnata da 300. lancie di Gudrù, perché la strada è molto cattiva e suole discendere in quel luogo il Liban Cotai alle rappresaglie, come anticamente accadde più volte: appena passarono il fiume arrivò improvvisamente la soldatesca di Liban molto più forte, si sono battuti col [col] Gudrù e questi restò di sotto, rimasero fra soldati e mercanti 300. vittime emasculate; per miracolo riuscì al povero mio Prete di fuggirsene, ma restò vittima un ragazzo Cristiano di circa 12. anni, il quale molto ferito ed emasculato lo lasciarono semivivo fra i morti; il buon Prete già lontano un millio in salvo avendo sentito notizie che questo ragazzo piangeva abbandonato e costretto a morirsene nel deserto, mentre i parenti stessi si rifutarono di andare al soccorso per timore, egli ripassò solo il Nilo, rientrò nel campo di battaglia pieno di morti, e presosi sulle spalle il moribondo e tutto insanguinato ragazzo, se lo riportò sul terreno del Gudrù in salvo e di là alla nostra casa, dove si trova attualmente e da spe- /139/ ranza di guarigione. Questo fatto fece un gran senso fra questi nomadi non soliti a vedere atti di carità evangelica simili; da ciò vede come questi nostri giovani allievi nella fede incomminciano a fruttare belle primizie di erojsmo, prova che il cuore coltivato di questa nazione non sarebbe cattivo –

Prego intanto V. S. Ill.ma a presentare i miei saluti e sentimenti di riconoscenza a cotesto Consilio centrale ed a quello di Pariggi, nonché raccomandarmi alle preghiere di tutti gli associati, mentre godo rinnovarmi

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
† Fr: Guglielmo Massaja V.o I.

P. S. Non sapendo precisamente dove siano gli individui ai quali sono dirette le lettere qui compiegate prego V. S. Ill.ma di spedirle al loro destino –