Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 62rIll.mo Signor Cavaliere Amat.mo

Kafa 7 Ottobre 1860.

Ho ricevuto la Sua pregiatissima in data di Londra, la quale mi fece gran piacere, perché da essa conosco che Lei è sempre quello di prima, e non ha lasciato l’affetto a questi paesi, ed a questa missione, quale può chiamarsi a giusto titolo Sua. Il Signore benedica le nozze che Lei mi annunzia colla benedizione stessa data ad Abramo, La santifichi colla di Lei compagna, e la facia Padre di una stirpe di Santi.

Venendo alle cose di questi paesi Le dirò, che, obbligato a lasciare il Gudrù per timore di un’invasione Abissinese, ho passato quasi quattro anni in Tibié-Lagamara, dove ho lasciato una Chiesuola con Preti e pochi Amara ossia Cristiani. In marzo dell’anno scorso mi sono recato in Limu, dove mi sono fermato meno di due mesi per visitare quel paese, dove la speranza di un’avvenire Cristiano /236/ è minima, perché l’islamismo è già troppo avvanzato. Partito di là, attraversata Goma sono venuto in Ghera, dove ho passato l’inverno, ed abbiamo fatto 250. battesimi, piantata colà una chiesuola, e lasciato un Prete, dopo la Croce sono partito per Kafa, dove mi trovo attualmente. Qui, come paese Cristiano di origine con Chiese, vi sarebbe un campo immenso da lavorare, e lavorare anche senza timore, perché il Prete è rispettato e con una specie d’immunità, ma le abitudini alle superstizioni [f. 62v] è forse più forte che nei paesi Galla; il paese e come vinto, siamo padroni del medesimo, ma con ciò non sono ancora vinti i cuori; mi riuscì di farmi riconoscere come Vescovo, tengo quattro Preti con me uniti in famiglia, appunto per rinforzare l’opinione della gerarchia Vescovile; sto lottando col governo per far sanzionare le leggi di gerarchia ecclesiastica, e stiamo consigliando una spedizione al S. Padre per far conoscere anche quel punto di unità cattolica, ma questa gente è eterna nelle sue cose; se però ci riesce sarà un’aquisto per tener in freno il clero, perché Kafa, come paese accostumato ab antiquo a preti di nome e viziosi, col tempo potrebbe prestare la mano ai rivoltosi. Se la spedizione avrà luogo, verrà il P. Leone come guida in Europa, e porterà con se una quantità di ragazzi per l’educazione, ed in tal caso spero che Lei farà conoscere l’affinità contratta con questa missione, aiutando il medesimo nell’esecuzione di alcuni piani concepiti. Del resto, Ella conosce Kafa, paese, che per la vita animale è cento volte al dissotto dei paesi Galla medesimi, perché qui manchiamo persino di grani, e si trova niente fuori del cocciò; massime per i digiuni si manca di linosa, di nuk, di ceci, di fave, e di tutti quegli adminiculi che si trovano nei paesi Galla; la razza Sidama è pigra all’eccesso, e chi non è schiavo muore a preferenza di fame, ma non lavora – Il caratteristico che distingue il Sidama da tutte le altre razze di questi paesi è che non mangia senza un testimonio della sua casta; il cristiano non può [f. 63r] servire di testimonio al Kafino, infedele, ne questi al Cristiano, il mussulmano o Galla a nessuno. La tattica di non mangiar solo è così forte, che una moglie presa a gustare una minima cosa da sola sarebbe venduta come schiava – Nessuno può fare da testimonio al Re quando mangia fuori di quei dati impiegati di settimana, neanche la regina potrebbe esserlo, ed occorrendo che il Re di notte dovesse anche bere medicine si manda chiamare quel tale – Il ragazzo dopo arrivato ad una certa età, per essere testimonio abile nel mangiare si deve ungere la sua orecchia destra con un pezzo di oro, del resto non sarebbe abile; pochi giorni sono volendo dare da bere ad un ragazzo del Re venuto da me, ho dovuto ungere l’orecchio coll’anello ad un ragazzo della sua schiatta che si trovava con lui. Il tipo poi di questa razza Sidama Ella l’ha veduto. Ho toccato questo punto, perché forse Lei in pochi giorni che è stata qui non avrà potuto notarlo. Del resto stiamo facendo continue esplorazioni nei contorni per vedere se ci riesce di migliorare la strada di comunicazione coll’Europa – Domani forse partirà un prete indigeno per visitare i Galla verso il Fasuglu e Gassan per la speranza che abbiamo di aprire da quella parte; in poca distanza da Gassan deve /237/ trovarsi Affilò, quel dato paese che Lei mi disse d’investigare, supposto Felascia, ma di razza Sidama, forse con qualche libro Cristiano, perché conoscono colà il nome dei Preti per tradizione; è una montagna che sporge fra i Sciangalla da cui è circondato e sempre in guerra, e si sporge nelle pianure del fiume bianco; mi pare d’averla veduta da Gassan nel 1851., trovandomi colà, anche il nome si accorda – F. 63v Non stenterà a credere che sono molto occupato, perché le cose incomminciano a crescere, dal P. Leone, che ha più tempo di me, spero avrà dei detagli più interessanti; io sono estremamente invecchiato ed indebolito; ho domandato le mie dimissioni a Roma, se le accorderà ci vedremo, del resto preveggo che il mio sepolcro sarà qui, perché tardando ancora non potrò più mettermi in viaggio. L’abbracio nel S. crocifisso e mentre godo raffermarmi

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo ed Amico
† Fr: G. Massajia V.o