Massaja
Lettere

Vol. 2

275

Ad un confratello OFMCap.
della provincia monastica del Piemonte

P. 63

Ennerea, 30 novembre 1861

La ringrazio delle notizie che mi favoriva della nostra comune patria, non vi veggo altro rimedio che pregare; ed a tale effetto ho ordinate preghiere a tutte le nostre case dei cristiani del paese Gallas e Sidama. Le preghiere però serviranno a mitigare i dolori della crisi, ma non a variarne il suo ordine stabilito ab eterno. La chiesa questa mistica sposa, nata nel sangue dell’agnello suo sposo, cresciuta col sangue dei martiri fino a maturità, sostenuta da una forza vitale che ha saputo tenere in freno il mondo nella sua virilità, ornata di una sapienza che vinse tutti nella sua quarta epoca, non mancherà di prudenza nella sua vecchiaja, prima di scomparire all’occhio dei mortali per entrare nel giro dell’immortalità, che non avrà più fasi.

La risurrezione di Gesù Cristo è un punto essenzialmente unito alla risurrezione della sua sposa nella fine del mondo, altrimenti lo sposo e la sposa sarebbero troppo lontani fra loro, e lo sposalizio non rimarrebbe compiuto. Noi corriamo un breve spazio di tempo troppo ristretto per misurare le epoche di tanti misteri, ma sappiamo che tutto è tracciato, il corso è inevitabile, forse più vicino di quanto crediamo. Noi misuriamo l’età degli esseri materiali dallo sviluppo dei medesimi, e dai principii dissolventi che vi si scorgono. Il mondo materiale è arrivato ad uno sviluppo che non ha più gran cosa da aggiungere; e vanno crescendo in lui gli elementi che devono portarlo alla crisi decretata dalla Provvidenza. Eccole, padre mio, un saggio dei pensieri che mi occupano fra questi boschi nei pochi momenti di riposo che mi rimangono dall’apostolico ministero, del resto un pover uomo, separato da dodici anni da ogni società che cosa potrà dire? Il fiat che ha saputo così bene organizzare il mondo, sa- [p. 64] prà condurlo ancor meglio al suo fine, e noi diciamo pure fiat voluntas tua ogni istante, e sarà questo il più bel rimedio alle miserie attuali d’Europa.

Ultimamente vedendomi all’improvviso preso dal governo di Kafa, trasportato e barbaramente separato dai miei missionari piangenti che si volevano poi corrompere o sedurre; nel periodo di /302/ circa quindici giorni, passati in deserti senza aver notizia di sorta né de’ miei abiti, né dei famigli, né del luogo a che volevano portarmi. A tutto rimedio delle mie afflizioni mortali ho composta una coroncina incominciata con un Pater quale arrivato al fiat voluntas tua si ripeteva dieci volte, e nella decima lo compiva terminandolo coll’aggiunta dell’Ave Maria. In tutti i quindici giorni non ho potuto recitare l’uffizio, ho sempre ripetuto la detta coroncina giorno e notte, ed in capo ai medesimi ebbi notizia, che i miei missionari, tentati con ogni sorta di violenza e lusinga avevano dato un esempio segnalato di costanza a tutti quei paesi ed ho veduto cadere a terra quel perfido governo che levando me di mezzo credeva poter corromperli, anzi gettossi ai miei piedi e chiedeva pace. Così andarono le cose, e quelle migliaja di fiat voluntas tua da me detti in tutti quei giorni di estremo dolore furono altrettante migliaja di soldati, castra Dei Israel, che hanno battuto e vinto tutti gli sforzi di Babilonia, e tutte le armate dei diavoli, levatisi contro il povero Giobbe in Kafa. Io nel deserto diceva fiat voluntas tua e la volontà di Dio, che tutto può, feriva in Kafa mortalmente parecchi nemici fra coloro che avevano avuto parte principale al mio esiglio. Io vorrei questa coroncina sparsa per tutto il mondo, per mirare tutto il mondo soggiogato. L’incaglio si è che nel pronunciare questi fiat voluntas tua la fede non è sempre viva ed il cuor ben purgato. Se così è la vittoria è certa.

† F. G. Massaja V. A.