Ai miei nonni.


INTRODUZIONE

Il Piemonte conta circa 4.500.0001 abitanti ed un’estensione territoriale di circa 25.000 chilometri quadrati.

Dal punto di vista di distribuzione della popolazione la nostra regione è caratterizzata da uno spiccato dualismo fra uno spazio forte costituito dalla conurbazione torinese ed un’area marginale costituita dal resto del territorio, soprattutto dalla sua sezione meridionale. È da tenere presente che questa realtà è comunque soggetta a mutazioni con il passare del tempo, si assiste infatti ad interessanti fenomeni migratori che spostano masse dai centri urbani alle zone "agricole".

Il Piemonte si differenzia comunque dalle altre realtà regionali nazionali, è infatti caratterizzato da un’alta frammentazione territoriale, il caso vuole che sia piemontese anche il più piccolo Comune d’Italia, Moncenisio.

Facendo una breve analisi della realtà piemontese si evidenzia che a fronte dei 1.206 Comuni2 facenti parte di questa regione ben 628 hanno meno di 1.000 abitanti e solamente 62 possono vantare una popolazione superiore ai 10.000 abitanti, osservando la realtà territoriale da un altro punto di vista si evidenzia che dei 1206 Comuni ben 528 sono situati in zone montane e 458 in zone collinari!

Questa grande diversità è quindi individuabile nella microterritorialità, caratterizzata da scarse risorse e minime possibilità di contare.

Sono numerose le aree definite depresse presenti nel territorio è sempre maggiore è la tendenza allo spopolamento delle stesse a favore di una migrazione di convenienza; a fronte di tutto ciò continua a rimanere elevato il tasso di difesa dell’autonomia locale.

Dinnanzi a queste rilevazioni bisogna comunque evidenziare che l’associazionismo locale è già una realtà, come risulta dai seguenti dati che registrano la situazione delle Unioni piemontesi3:

PROVINCIA NUMERO DI COMUNI NUMERO DI COMUNI ASSOCIATI
Alessandria 190 87
Asti 118 113
Biella 82 48
Cuneo 250 151
Novara 88 21
Torino 315 152
Verbano Cusio Ossola 77 75
Vercelli 86 34

La sintetica analisi appena effettuata permette di intravedere gli sviluppi che stanno caratterizzando la Pubblica Amministrazione in seguito alla radicale riforma dei poteri legislativi ed amministrativi che ha caratterizzato il nostro Paese.

La riforma si basa su tre principi fondamentali, il primo di essi capovolge l’ordine degli enti tra i quali i poteri sono distribuiti, al primo posto è collocato il Comune, seguono le Province, le Città Metropolitane e le Regioni; lo Stato non primeggia ma chiude l’elenco.

Il secondo principio cardine della riforma riguarda il potere legislativo, sin qui la funzione legislativa era attribuita in via generale allo Stato e le Regioni potevano fare solo leggi in materie tassativamente elencate; ora il rapporto è invertito, la funzione legislativa generale è stata trasferita alle Regioni ed esse la esercitano in piena libertà soggette solo ai vincoli che derivano dalla Costituzione, dall’ordinamento Comunitario e dagli obblighi internazionali.

Il terzo principio è che le Regioni, i Comuni, le Città Metropolitane e le Province hanno risorse autonome e stabiliscono ed applicano tributi propri, oltre a disporre di compartecipazioni del gettito dei tributi erariali riferibile al loro territorio; la materia imponibile va perciò ripartita tra i Comuni, tenuti ad esercitare la generalità delle funzioni amministrative, e gli altri enti, compreso lo Stato, in proporzione dell’ampiezza delle relative competenze.

Si può dunque affermare che è stata inaugurata la Repubblica dei Comuni4.

Si riparte dai Comuni dunque, che opereranno in concorrenza ed in reciproca indipendenza, le aggregazioni non saranno imposte ma si formeranno sulla base delle diverse esperienze maturate ed in base alle necessità; si cercherà dunque di ricreare quel fenomeno che caratterizzò secoli fa l’epoca comunale sprigionando così nuove energie e, si spera, con il localismo verranno meno anche la corruzione e gli sviamenti che caratterizzano i controlli esercitati a livelli troppo elevati e accentrati.

Il decentramento delle competenze normative con l’attribuzione di potestà regolamentari agli enti locali può accrescere la confusione: ci si potrebbe trovare di fronte a regole che cambiano da un Comune all’altro. E si complica il rapporto fra Stato e Regioni nelle materie compartecipate, con qualche situazione particolarmente problematica: fra le discipline a competenza mista c’è, ad esempio, anche la distribuzione dell’energia elettrica, ed è difficile pensare che le Regioni possano andare sulla propria strada anche in questo caso.

Si corre dunque il pericolo di assistere ad una moltiplicazione e differenziazione dei sistemi normativi, che potrebbe mettere l’utente di fronte a disparità di trattamento; tuttavia la stessa differenziazione delle norme a livello regionale può avere aspetti positivi se ben gestita, permettendo alla legge di calarsi nella realtà locale.

Non bisogna dimenticare che comunque le libertà fondamentali e l’eguaglianza dai cittadini rimangono garantite dalla Costituzione, così come la libertà d’impresa e quella di stabilimento, queste ultime protette anche dai Trattati Comunitari.

Cosa fare dunque?

Affrontare senza paure la nuova sfida, immergersi nello spirito della riforma e far sì che ognuno possa fare valere i propri diritti e rispettare i propri doveri, senza abbandonarsi però ad improvvisazione o ad eccessi e senza farsi cogliere dalla paura del nuovo.

La partita del federalismo5 si gioca sul campo della semplificazione amministrativa; al contribuente non interessa quale ente pubblico sia ad erogare il servizio, ad egli interessa che questo sia fornito velocemente, con trasparenza ed in maniera efficiente.

Il decentramento delle funzioni dello Stato ai governi territoriali è destinato a cambiare il rapporto tra Pubblica Amministrazione da un lato e cittadini ed imprese dall’altro; il principio di sussidiarietà vuole che l’amministrazione si avvicini al contribuente, quello che può fare il Comune non devono farlo Provincia, Regione o Stato.


Note:
  1. Enclopedia Universale De Agostini, Volume 11    [Torna al testo ↑]
  2. Dati rilevati dal dossier informativo Regione Piemonte, Comuni in Comune insieme conviene!.    [Torna al testo ↑]
  3. Dati rilevati dal dossier informativo Regione Piemonte, Comuni in Comune insieme conviene!.    [Torna al testo ↑]
  4. Giuseppe Guarino, Corriere della Sera, mercoledì 16 gennaio 2002    [Torna al testo ↑]
  5. Gianluca Di Donfrancesco, Il Sole 24 Ore, Rapporti, Pubblica Amministrazione, mercoledì 1 maggio 2002, prima pagina    [Torna al testo ↑]