/323/

37.
Verso la città di Mota.
Catechesi itinerante.

nostra partenza; Fatto questo, abbiamo preso un poco di cibo, e siamo partiti alla volta del Nilo. Nel partire vennero molte persone a salutarci, fra le altre venne anche quella che aveva ricevuto lo schiaffo nella notte, ma io teneva troppo stretto i due giovani, essi stessi me la fecero conoscere, ma come due pulcini stavano attaccati a me, e bastò per essa far giuocare gli occhi, e nulla piu. A misura che ci allontaniamo, il nostro cuore si sta sgravando, mi dicevano le due ultime conquiste.

arrivo al villagio;
nuovi pericoli per i due giovani;
loro proteste.
Verso le tre avevamo in vista il villaggio, dove dovevamo passare la notte; i due giovani di Abba Desta mi fecero la confidenza che in questo villagio vi erano dei parenti, e come solevano venire soventi a passare qualche tempo, vi erano qui delle antiche pratiche molto pericolose per loro, e che perciò mi pregavano di guardarli; appena arrivati se verranno l’avvertiremo, affinché le conosca [quelle persone] e sappia custodirci a suo tempo. [p. 502] nella casa stessa dove passaremo la notte vi sono là dei compagni e compagne molto pericolose per noi, perché venivano da noi, e noi venivamo qui, in questo luogo qui noi saremo sempre ai suoi piedi, perché siamo ancora troppo deboli, ella poi non si fidi di noi; abbiamo già avvertito il nostro compagno d’Iffaglh, affinché ci assista, ma egli dice sempre che teme anche per se.

nostra entrata al villagio;
vengono gli amici e parenti;
la birra ai nuovi venuti;
modo singolare di abbraciarsi
Siamo entrati nel villagio, ed io ho preso la via per entrare nella casa dei parenti di Abba Desta, guidato dai due giovani. La casa era una casa abbastanza commoda, e ricca secondo l’apparenza, sortirono tutti a salutarci, e vennero anche dei vicini; i due giovani mi fecero conoscere le persone pericolose a misura che venivano. Si scopò subito una casa nuova, e vi siamo entrati. Portarono subito un vaso di birra e si distribuì a tutte le persone principali. La sera al ritirarsi delle bestie e dei paesani si aggiunsero ancora molti amici dei due giovani, uno massime si avvicinò gli baciò tutti [e] due e [uno] mi disse di fissarlo bene, /324/ perché è un gran diavolo: caro mio, gli dissi, non sarà un diavolo più grosso di te, eppure hai sentito la parola di Dio, questi forze non la sentirà perché non ci fermeremo: veramente ho compassione di loro.

precauzioni per la notte;
conferenze per animargli a convertire gli altri.
Se si aggiustasse un letto per terra allora potrei dormire anche io in terra, e metterei voi altri due vicini a me per liberarvi da questi pericoli, se l’erba non è lontana andiamo tutti a [a] cercarne, almeno per noi quattro; per questo, disse [p. 503] dell’erba ne troveremo tanta che vogliamo; ebbene combinate voi altri, ed aggiustate, e poi lasciate [fare] a me. Prima che si facia notte sortiamo una volta tutti [e] tre insieme. Siamo andati un poco lontani dalla casa, e seduti ho detto loro qualche parola di salute; figlii miei, dissi, avete veduto come Iddio ha benedetto la [mia] parola? [poi, rivolto] al giovane di Iffagh, vedi tu questi due, ieri meditavano di far del male anche con noi se avessero potuto, oggi sono qui con noi e con Cristo, non potreste far qualche cosa [di bene] anche quì[?]; questi due oggi non possono, perché sono troppo esposti, ma tu potresti guadagnare qualcheduno a Dio per compensare i tuoi peccati passati; io temo per me stesso, tu dirai, ma non bisogna poi troppo temere; così ho cercato di mantenere vivo lo spirito di consiglio.

seguitano le conferenze. Oggi non potremo più aggiungere seguaci, perché siamo abbastanza, ma avanti [a] Dio sarà sempre una gran cosa impedire qualche peccato. Fra tutti questi scapestrati che cercano di far peccati, forse sortirebbe qualcheduno migliore di me e di voi, se trovasse un vero amico che lo averte; non eravate voi altri tutti così? non era così Melak che tu hai conosciuto? non voglio che vi esponiate al peccato, ma se potete [fare del bene] non lasciate, perché sarà quello un figlio vostro per tutta l’eternità. Si incommincia a dire qualche cosa e poi portatelo da me, ed io guarderò di caciare via il diavolo (1a): Ella non conosce ancora la mia debolezza, disse quello d’Iffagh, ma l’assicuro che fino a tanto che non avrò gustato il vero Kurban, sempre temo di me; all’avvicinarsi qualcheduno, [p. 504] la menoma cosa che senta o che vegga, subito la passione si infiamma e mi minacia, e qualche volta passo la metà della notte dicendo[:] Besma Ab... (in nomine Patris) per esciare il diavolo: se non /325/ temessi di disturbarla, molte volte mi alzerei per andare da lei; [risposi:] ebbene fatti coraggio questa guerra continua col diavolo, è quella che ti renderà molto caro a Dio; quando tu ti batti col diavolo, allora Iddio ti mira dall’alto, e dice[:] quello è un buon soldato, caro mio il paradiso si chiama regno, perché si guadagna combattendo; il regno dei cieli non è fatto per i poltroni. Questa piccola conferenza fece molto bene ai due nuovi; e dissero le parole di Pietro sul Taborre.

cena, ed alcune cerimonie particolari di quella numerosa famiglia. Ma venne l’ora di ritornare alla casa per la cena, e siamo rientrati. Secondo l’uso del paese, prima ho mangiato io, secondo il mio solito, latte quagliato e pane. Dopo di me mangiarono i miei cinque. Dopo vi fu una gran tavola, dove vi erano almeno dodeci persone; era quella una gran famiglia, dove si vedeva della gioventù dei due sessi senza numero: i ragazzi sotto i dodeci anni non erano seduti. La tavola di quei paesi è un tessuto di canne sostenuto [da] tamburri di canne, dell’altezza poco più di due palmi, perche mangiano tutti seduti per terra: la proprietà [igienica] di quelle tavole non bisogna cercarla; in Abissinia non si conosce la proprietà.

Terminata la cena sortirono [con] un gran vaso di birra che distribuirono a tutti i più grandi, replicando ai forestieri tanto che basta. Ciò fatto una gran parte di quella gente si disperse.

conversazione dei due nipoti di abba Desta coi loro antichi amici;
inviti misteriosi.
[p. 505] Ho lasciato il figlio di Maguonen in libertà, ed io sono sortito cogli altri due, e si aggiunsero alcuni amici dei medesimi. Qualcheduno gli invitò a dormire insieme, ma essi dissero che erano obligati a dormire vicino a me, per qualunque cosa che potesse accadere di notte. Io stava vicino, e lanciava qualche parola: lasciateli dire, perché allora io prenderò motivo, e dirò qualche cosa. Vennero anche delle donne giovani, come era un poco oscuro, con una mano si tenevano alla mia mano, e mi sono accorto che tremavano, forze [per] la paura di me; allora io presi la parola, e dissi, già eravate amici? molto amici, [risposero,] oggi da quanto pare temono lei, del resto quanti salti già avremmo fatto quì insieme, [io commentai:] forze non temono me, ma temono Iddio.

Che Dio! e ridevano: [dissi loro:] sentite cari figli non tutti i giorni sono eguali, oggi sono divenuti più grandi, e più giudiziosi; col giudizio nasce il timore di Dio. [Esclamarono:] Gli lascii venire con noi e vedrà come salteranno; [io mi opposi, dicendo:] Abba Desta gli ha obligati a restare sempre vicini a me, perché io non conosco il paese; del resto sono padroni di andare dove vogliono, perché non sono miei schiavi. Per finire ogni questione mi sono alzato, e dissi[:] andiamo a trovare il /326/ vostro compagno d’Iffagh; l’ho trovato che parlava chiaro con uno, delle cose di Dio. Deo gratias, [e] mi sono tranquillizzato.

conferenze mie coi tre giovani. Allora, dissi, andiamo un poco lontano per i nostri bisogni; così abbiamo lasciato tutto quel mondo, ed ho interrogato in particolare i due come stavano i loro cuori di tentazioni? [p. 506] ah Padre mio, oggi non so come ce la caveremo, disse uno; il suo discorso sulla guerra col diavolo fù quello che ci tenne in piedi.

Il giovane d’Iffagh vedendoci soli corse anche egli a noi, ebbene, gli dissi, come va la vostra conversazione con questa gente? non c’è gran bene, non c’è gran male, io non ho parlato che con un solo: ma cosa posso dire io ignorante come sono? ringrazio Iddio d’essermela fin qui cavata, senza tradire al mio Dio; tentazioni certamente non hanno mancato anche per me; c’è qualcheduno che vi cerca, disse ai due compagni, all’erta stanotte.

precauzioni per la notte. Siamo andati intanto alla casa per riposarci; hanno portato molta paglia, i tappeti sono distesi, il fuoco è acceso, tutto va bene, ma se noi entreremo là prima che tutti dormano, verranno molti per la conversazione, e saremo molto esposti. Io avrei avuto bisogno di fare un poco di preghiera, ma temeva [di] lasciare quei due giovani soli; gli ho consegnati al figlio di Maquonen, e me ne sono rimasto solo fuori della porta, ma non fu possibile [pregare], perche subito vennero molti.

Entrato in casa mi sono posto sul letto fingendo di voler dormire per invitare il mondo a lasciarci. Si smorzò il fuoco, e ci siamo posti a dormire, ma essendo venuti anche altri a coricarsi nella stessa casa, mi conveniva stare attento. i due nipoti di abba Desta fuggono ai miei piedi:
mie ammirazioni;
confessione sincera di uno.
Appena il fuoco fù smorzato i due nipoti di Abba Desta si misero [p. 507] a canto di me a dormire, e dopo di loro quello di Iffagh, preso il suo luogo stava seduto ancora. Si aggiunsero ancora altri intorno seduti che discorrevano, ma non sapeva chi era[no]. Io faceva un poco di preghiera (1b), ed il figlio di Maquonen montava la guardia. I due poveretti fra tutti questi antichi amici temevano di essere assaliti e stavano ranichiati ai miei piedi[:] mi stringevano i piedi e gli baciavano, mentre fingevano di dormire. Non è piccola cosa per due giovanetti tutti fiore, i quali contavano appena due giorni dacché erano sortiti dalle mani del diavolo, io diceva frà me stesso: io stesso in simile età ed in eguali circostanze non sarei stato tanto fedele; non era io solo a dir questo; il giovane di Iffagh mi faceva anche egli le sue meraviglie; io, diceva, dopo 15. giorni mi sono lasciato pescare da /327/ un diavolo di protestante, il quale mi fece tradire il giorno stesso della Madonna. Io era fuori di me vedendo questo spettacolo di questi tre giovani.

il mondo si ritira;
alcuni si corricano vicini;
forze una giovane.
Il mondo incomminciava a calmarsi ritirandosi ciascheduno a dormire, ma intorno a noi se ne erano aggiunti di quelli che [io] non conosceva, e dissi piano a quello di Iffagh, conosci tu quelli che dormono intorno a noi? [Rispose:] Uno è quello, col quale io ho incominciato qualche cosa [d’istruttivo], e di questi nulla si ha [d]a temere, perché sta vicino a me, ma gli altri non gli conosco; temo anzi che vi sia qualche donna, perciò poco potremo riposare questa notte; mi disse tutto sotto voce, Ella ci benedica e dorma se vuole, perché io farò la guardia. (2a)

[p. 508] Vedendo così, ho allungato i piedi in mezzo ai due giovani, i quali pareva che dormissero, e [ap]poggiata la testa sul capessale, pensai a dormire. la guardia mi sveglia; Se abbia dormito poco o molto non lo so, la guardia stende la mano verso di me, e poco bastò per svegliarmi, guardi, mi pare che una persona si sia introdotta dall’altra parte ai piedi dei due, non [so] chi sia, mi disse tutto piano; tanto bastò per mettermi in guardia, ma [non] sentendo nessun movimento nei giovani me ne stava aspettando.

una mano s’introduce; domando[:] chi cercate? il tale... prendo le orecchie, le do due buoni schiaffi. La passione non conosce pazienza, [l’intruso] vedendo che tutto il mondo dormiva, cacia la mano e stava girando la sua mano, ma non poteva distinguere, io allungo la mano e [g]lie[la] prendo dolcemente tirandola verso di me; l’incognito segue la mia mano e si avvicina, gli domando: chi cerchi? cerco un tale disse, allora ho cercato la sua testa, e poi ho pre[so] le orecchie glie l’ho stiracchiate, gli ho dato un piccolo schiaffo per non far gran rumore, e gli dissi, vattene e guardati bene di ritornare; (1c) se ne andò e non seppi chi fosse. La guardia sentì il piccolo schiaffo, e la parola vattene: la lasciò sortire e poi verso di me disse tutto contento, ora possiamo dormire tranquilli.

Mi sono messo a dormire, e vinto dal sonno sono rimasto subito preso da un sonno molto profundo, [per] quanto aveva motivo di essere tranquillo, e la mia preoccupazione era affatto cessata. Credo anzi di aver dormito molto, nel sonno ho sentito qualche movimento dei giovani, i quali mi erano in contatto, ma come pensava che doveva essere verso [il] mattino ho fatto il sistema [p. 509] che i giovani incomminciassero un poco [a] moversi, perché [era] cessato il sonno. Ma uno dei giovani /328/ essendo[si] avvicinato molto a me, e cercando di cavare la tela da sotto a me, questo movimento ha finito per svegliarmi intieramente; allora conscio di me stava attento sopra questo movimento, parendomi incredibile che uno dei nostri cercasse [di] sollevare la mia tela. una mano s’introduce ancora l’afferro... chi sei? un nome che non conosco; altri due schiaffi. Lascio fare, ed egli sempre tirava la tela, ed era quasi arrivato a sollevarla, credendo fosse uno dei nostri, non voleva mortificarlo tanto facilmente, ma alla fine vedendo che mi prende le mani per svegliarmi, allora ho imbrancata la sua mano, ed ho chiesto[:] chi sei tu[?], e sento un nome che non conosceva, l’ho afferrato strettamente, e gli ho detto[:] ti sei sbagliato, tu cerchi un’altro, ed intanto l’ho preso per le orecchie, gli ho dato due bei schiaffi, e se ne andò mortificato (1d), Non ho potuto sapere chi fosse, ma certamente era uno di quelli che si erano posti ad hoc a dormire vicini, e invece di accostarsi al giovane, si era sbagliato. Quando è partito viddi che i due dormivano, ma non dormiva la guardia, la quale sentì tutto, e quando sentì i due schiaffetti diede in uno scoppio di riso, e fece ridere anche me.

viene il giorno;
si fa una conferenza coi tre.
Quando incomminciava l’aurora gli ho fatto levare tutti [e] tre e siamo sortiti per fare loro un poco di conferenza, e per gli altri bisogni. Il giovane di Iffagh aveva già contato loro tutta la storia, e baciandomi i piedi mi assicurarono che nulla affatto avevano sentito. Avendo domandato loro [p. 510] chi erano, noi gli conosciamo, dissero, ma faciamo finta di non saperlo, erano tre che volevano venire. Noi ci siamo posti ai di lei piedi, ed abbiamo dormito tranquilli, Ella non ha dormito per causa nostra. Noi dunque siamo persuasi di essere in buone mani, e sappiamo che tutte queste sollecitudini sono per salvarci. Noi siamo certi che se avessimo tempo quei due si convertirebbero, eccettuata la donna, quale forze non sarà venuta. Se Ella fosse contenta noi faremo in modo che vengano [ad] accompagnarci sino a Mota; ora non temo più di parlare loro, diceva uno; sino a Mota possono venire, dissi.

si parte;
permetto che i due tentatori della notte ci accompagnino.
Si fece un poco di collazione, e poi si pensò a partire per Mota. Ci volle più di mezz’ora per arrivare alla discesa del fiume. Già sapevamo che il ponte rotto era stato aggiustato con legni, ed i pedoni vi passavano senza timore. A due ore di sole già eravamo al fiume, il quale era molto grosso, ma l’aqua non arrivava all’arco; i legni erano due pini, ma siccome l’arco di mezzo rotto era molto largo, le persone che passavano arrivando alla metà traballavano molto da far temere i paurosi.

Il custode del ponte era venuto con noi dal piccolo villagio vicino, ed /329/ aveva portato con se due buoni notatori ad ogni evento. io passo il ponte rotto legato con una corda. Quando io passava, uno avanti, e l’altro dopo, mi tenevano con una corda legata alla centura; ma grazie a Dio sono passato benissimo. Erano venuti ad accompagnarci sino al fiume molte persone del villagio dove abbiamo passata la notte, frà gli altri [p. 511] vi erano i due che avevano preso i schiaffi nella notte, e venendo ho sentito che ne discorrevano strada facendo. Al di là del fiume abbiamo ancora camminato un poco, e poi avendo trovato un albero ci siamo riposati un poco. Io era impaziente di conoscere i giovani che avevano ricevuto lo schiaffo nella notte. Ho domandato ai nostri giovani e me li presentarono. Avevano il permesso dal loro genitori di accompagnarci sino a Motta. confessione dei due che avevano ricevuto lo schiaffo;
lunga conferenza fatta loro in presenza degli altri.
Discorrendo io così alla larga delle passioni dei giovani incomminciò qualcheduno a ridere, e risero tutti, perché ridete? [domandai;] forze c’è stato qualche cosa? allora incommincio uno, mi perdoni, disse, sono io quello che ricevette lo schiaffo, e mi ha stirachiato le orecchie jeri sera: lascia mi poco vedere se ti ho fatto del male? e stiracchiaj di nuovo le orecchie, [aggiungendo:] ci intendiamo eh! Dopo venne l’altro, e fece anche egli la sua confessione, ed ho ripetuto anche a lui la stessa funzione.

Cari miei, dissi, io vi compatisco, voi siete accostumati a vivere colle scimmie, e prendete tutti i loro usi, vedere i due vostri compagni, oggi sembrate della quanta (carne secca), perché questi vizii vi mangiano tutto il meglio, e ciò che è piu cattivo diventate fiacchi, poltroni, ed incapaci anche ad essere Padri col tempo, se pure non arrivate anche a morire per questo. Dopo Mota voialtri ritornerete in casa vostra e pensate a quello che vi ho detto, pensate ancora che il prezzo di questi piaceri è il fuoco dell’inferno. Se piace a Dio [p. 512] che questi due vostri compagni restino tre mesi con me gli vedrete tutti cangiati nella loro fisionomia; la figura diventa più amabile, più completa, e più simpatica; la persona sarà più forte, il cuore più tranquillo, e poi all’avvenire diventeranno uomini capaci di essere padri di famiglia, uomini benedetti da Dio in questo mondo, e nell’eternità.

conferenze sulla modestia esterna ed interna Sappiatevi dunque custodire: il bravo giovane custodisce le sue mani sia di giorno che di notte, di giorno [non] porta mai le sue mani a basso, e di notte dorme colle sue mani sul petto o sotto la testa. custodisce gli occhj per non vedere certe cose che fanno nascere le cattive smanie, e custodisce anche la lingua nel parlare; ma sopra tutto poi custodisce il suo cuore, e subito che incommincia un cattivo amore subito si raccomanda a Dio, ed alla Madonna. Così la vostra carne riposa tranquilla, cresce, ed arriva alla sua maturità. Il resto [poi] ve lo dirò poi, perché ora è tempo di viaggiare.

/330/ Dopo poco [di] riposo siamo partiti, ed arrivammo alle due ai piedi della salita in un piccolo villagio. Abbiamo fatto consiglio, se conveniva o no proseguire il viaggio sino a Mota, ma alcuni dicevano che sarebbe stato meglio fermarci, perché altrimenti saremmo arrivati troppo tardi e stanchi a Mota.

i due diaconi di Mota Due fratelli di Mota ancor giovani, ma tutti [e] due diaconi venuti dalle ordinazioni camminavano con noi, il più grande aveva forse 18. anni e l’altro circa 15. Il giovane d’Iffagh furbo aveva parlato molto con loro [p. 513] ed aveva dato loro un poco di esame, e mi disse che per una parte avrebbe desiderato che se ne andassero per timo[re] che non guastassero tutti i nostri giovani, per l’altra parte avrebbe bramato che restassero per la speranza di guadagnarli. storia del Tigrè raccontata dai due nuovi ordinati. Mi raccontò tutto quello che aveva sentito del Tigre. Un vescovo venuto da Roma chiamato Abuna Messias era entrato ed aveva dato delle Ordinazioni. Il Patriarca Copto aveva mandato la scommunica, e tutto ciò che già sta scritto. Parlarono del come avevano ricevuto il diaconato, mentre Salama era sortito a spasso. Dissero poi molte cose sulla condotta di quel Vescovo, cose che l’avevano fatto caciare da Gondar, come già altrove si è detto. In quanto al restare faciano come vogliono, dissi, solamente siamo già molti e non so se le provviste che abbiamo [se] bastino. Per tutto il resto lascio a te il pensiero, e guarda di fare in modo che non mi guastino quei ragazzi. Egli mi disse che si trovava ancora tutto il pane dato da Abba Desta; in paese poi se ne trovava in abbundanza, anche latte.

Il giovane d’Iffagh, Giuseppe, Toccò pensino a cercare la casa, [ingiunsi io,] e tutto il necessario per la cena e per dormire; per questo ho dato due sali, due cordoni, e degli aghi. conferenza ai due nuovi venuti. Io poi ho preso a parte i quattro altri giovani, e siamo andati sotto un’albero per continuare la mia conferenza. Ditemi dunque voi[:] cosa siete venuti a fare questa notte? Dite pure[:] io sento tutto e non parlerò; io poi vi dirò come dovete regolarvi questa notte che viene, perché oggi, e forze anche domani tocca a me [p. 514] custodirvi, e se fate qualche peccato toccherà a me renderne conto a Dio. Incomminciarono allora i due nuovi ragazzi a raccontarmi tutto quello che avevano combinato, e tutto ciò che volevano fare. Quello in particolare che venne da me, mi domandò perdono, assicurandomi che fu uno sbaglio; fortunato sbaglio, altrimenti io forse non avrei sentito, [dissi,] e mi avreste guastato questi due giovani, due pianticelle ancor tenere e facili a vincere, e che stavano rifugiate a me per timore di essere assalite da voi, pianticelle che io custodiva, come la pupilla custodisce il mio occhio. Come ho custodito essi la notte scorsa, così custodirò voi ancora questa notte che viene, jeri vi ho /331/ tirato le orecchie, e vi ho dato uno schiaffo, oggi userò il bastone se non siete bravi, sappiatelo dunque. Per questa ragione voi altri due vi corricherete a[lla] mia sinistra, e gli altri due a[lla] mia diritta. Il giovane d’Iffagh sarà corricato dall’altra parte vostra; avete capito?

I[n] quanto al resto stassera quando io sortirò per i miei bisogni prima di dormire non mancate di dirmi se avete qualche pena o difficoltà, se volete me lo direte in particolare, ed io vi ascolterò da solo, se no potete dirlo alla presenza di tutti. Io ho bisogno di sapere le vostre malattie e le vostre tentazioni del diavolo per suggerirei il rimedio. Anche prima di dormire non allontanatevi da me senza il mio permesso, perché questo paese è pieno di lupi e di diavoli; ieri sera voi eravate lupi e diavoli per guastare gli altri. (1e)

La cena è stata molto economica, perché non si ebbe dal paese che un poco di pane con un piatto di Scirò, ed abbiamo dovuto supplire colle nostre proviste. Dopo cena la conversazione comune fù molto breve, poiché non vi erano [p. 515] padroni di casa, solamente alcuni paesani, i quali non mancano mai. Ho avuto perciò tutto il tempo per aggiungere un poco più di conferenza ai miei giovani. Il giovane di Iffagh non vi era, perché coltivava i due diaconi dei quali era incaricato. Così ho potuto ascoltare tutti i quattro giovani in particolare, e dar loro avvisi secondo il bisogno di ciascheduno. Ho fatto chiamare il giovane d’lffagh per sapere come era andato l’affare dei due diaconi; anche per sapere come regolarmi nella notte. Essi han trovato amici nel paese, epperciò la nostra casa fu libera da creature straniere.


(1a) guarderò di caciar via il diavolo, non ho detto questo per servirmi di un’espressione, ma per esprimere una realtà, perché se ho ottenute le mentovate vittorie in gran parte io l’attribuisco agli esorcismi, non publici ma secreti, dei quali già in Europa soleva servirmene con vantaggio, in aiuto di alcune anime. In Europa il peccatore ha molti altri mezzi, epperciò l’esorcismo non è sempre efficace; ma in quei paesi, dove i mezzi sono molto rari e difficili Iddio si presta alla parola del suo ministro; in caso contrario per lo più è segno di ostacoli per parte, o del ministro, oppure del soggetto esorcizzato. Se in quei paesi vi sono gran peccati, ha luogo la debolezza più che la malizia, cosa molto calcolata da Dio. [Torna al testo ]

(1b) Cioè faceva il mio solito esorcismo[:] Christus vincit etc. [Torna al testo ]

(2a) ripeto i miei esorcismi di uso [Torna al testo ]

(1c) Ripetendo sempre il mio solito esorcismo [Torna al testo ]

(1d) Ripetendo contemporaneamente gli esorcismi [Torna al testo ]

(1e) Quì non riferisco tutte le risposte avute dai giovani, sia perche oggi non mi ricordo di tutto, e sia ancora, perché altrimenti la mia narrazione sarebbe troppo lunga. Basti però sapere, che da tutte le narrazioni dei giovani risultò sempre un mirabile effetto dei miei esorcismi. Caro Padre, mi confessava uno, quando voi recitate certe preghiere un certo tremolo si impadronisce della nostra persona, e cessato il tremolo noi restiamo tranquilli, ed il cuor nostro resta tutto cangiato. Questa persuasione erasi talmente impadronita di tutti quei giovani, che al menomo pericolo o tentazione, essi stessi mi domandavano di far sopra di loro la solita preghiera. La vostra solita preghiera contro il diavolo, mi diceva un giorno il giovane d’Iffagh, vale più di tutte le medicine dei nostri deftari. [Torna al testo ]