/311/

36.
Ospitalità del monaco Abba Desta:
i suoi due nipoti.

ritorno dei servi da Gondar.
nostra partenza.
difficoltà per la strada.
Così passò la nostra festa dell’Assunta; passata la quale vennero da Gundar il domestico Giuseppe, ed il portatore Toccò e pensammo alla partenza alla volta del Gogiam il giorno 23. di Agosto. Le pioggie erano diminuite un poco, ma non ancora cessate. La strada perciò era molto cattiva, e camminavamo coi piedi sino a mezza gamba nell’aqua, specialmente nell’attraversare il Foggarà, un piano di pascoli quasi tutto incolto, ed abbandonato nella stagione delle pioggie, ma poi nell’estate abitato dai Zellan coi loro bestiami. Circa mezzo giorno abbiamo passato il Reheb, fiume che attraversa il Foggarà sopra un ponte fatto dai Portoghesi, ma quasi totalmente in rovina.

arrivo a Beklo fellega.
wozoro Menem.
Nel momento in cui scrivo non mi ricordo più il nome di tutti i paesi per i quali siamo passati, solamente mi ricordo che dopo tre giorni siamo arrivati a Beklò Fellega grosso paese appartenente ad Wozoro Menen, allora Regina di Gondar, Madre di Ras Aly, situato sopra belle colline al Sud di Iffagh dove passava l’inverno la signora suddetta, la quale ci fece dare una casa, una pecora, ed il pane con della birra. Come io non contava [di] passare da Ras Aly suo figlio, non mi son fatto annunziare, e non l’ho veduta. [p. 483] partenza. Non mi sono fermato a Beklò Fellega per non essere obligato a recarmi da Wozoro Menen, perché non voleva essere conosciuto, e la mattina siamo subito partiti per un paese a due o tre leghe, dove vi erano molti bestiami e molto latte, là siamo rimasti un giorno per causa della pioggia. vacilla la conversione del figlio di Maquonen. Il povero ragazzo figlio di Maquonen non mi lasciava ne [ne] giorno ne notte, e desiderava [di stare] qualche momento da solo; in Iffagh non ho potuto trattenermi con lui gran cosa negli ultimi giorni; in strada, parte la fatica, e parte la compagnia l’impediva di communicarmi le sue pene; appena la pioggia [fu] passata mi prese per la mano e mi condusse all’aperto; ho sospettato che aveva qualche cosa che gli pesava, ci siamo seduti e l’ho lasciato parlare: il poveretto si trovava sotto la pressione di /312/ molte tentazioni. Sia nostalgia, sia affezione particolare a persone che il diavolo gli risvegliava, era caduto in un gran scoragiamento straordinario, e sarebbe ritornato [a Iffagh] se io l’avessi rimandato, rimasi stupito e molto in pena per lui.

storia dolorosa di questo giovane. Tu hai ancora qualche cosa da dirmi, dissi, e non osi dirmelo; si trovava in Iffagh un missionario protestante indigeno, antico proselito di Kraf inglese e missionario nello Scioha, educato nelle indie, il quale, avendo veduto la conversione di questo giovane, il giorno stesso dell’Assunta l’aveva preso in un momento in cui faceva qualche commissione in città, e come era prima suo amico, lo portò da una sua amica e lo risolse al peccato, e poi per assicurarsi della preda e staccarlo definitivamente da me, gli disse, in prova che io era un’impostore, [la ragione] era quella che io non era circonciso, [p. 484] e gli aveva persino insegnato la maniera di accertarsi, come fece, senza che io lo sapessi, forze mentre io dormiva. misericordi[a] di Dio per questo giovane. Povero giovane! ingannato da un’impostore eretico, stimolato da ardenti passioni, ed incatenato dal diavolo ha ceduto, e si era rimesso nella via di prima, ma la grazia di Dio non lo abbandonò affatto; come era portatore di parola del capo dei doganieri, era come obligato a venire con me, e strada facendo [io] non lasciava di dirgli qualche cosa, epperciò si trovava in bracio ad una piena di rimorsi, e di dubbj che egli non poteva sciogliere, come quello della circoncisione, che l’Abissinia osserva, ma non insegna, benché tenacemente tenuta dal popolo.

mia risposta a lui; Dal momento che si è aperto, l’ho ragionato di tutto un poco, fra le altre cose dissi che quel suo amico era un Protestante, di quelli che bestemiano la madonna; [aggiunsi:] prova che era un’impostore, ed un vero diavolo è quella di averti come obligato a peccare. Per tutto il resto mi riservo di farti vedere dai libri stessi che egli ti ha dato, come la circoncisione è proibita, ed egli stesso non la crede, ma si servì di questo per ingannarti. Allora cadde per terra si mise a piangere, e rientrò in se stesso coll’istesso fervore di prima.

altro suo dubbio sul battesimo. Volle però ancora esternarmi una pena, [e soggiunse;] Ella disse che il battesimo è la nascita del uomo avanti [a] Dio; io sono stato battezzato dai nostri Preti, per questo Ella non mi battezza, ma venendo con Melak, egli mi disse come è stato battezzato, e l’altro giorno ha ancora battezzato il suo fratello; essi che erano pagani sono forti e risoluti più di me, [p. 485] e vedendomi così debole io dubito di non essere ben battezzato. Caro mio, gli dissi, tu ha[i] forze ragione, ma, se non l’ho fatto è perché spero di poterlo far meglio quando arriverò in luogo dove potrò trovare il necessario. Per sciogliere tutti i tuoi dubbi prendi /313/ intanto, e epistola di s. Paolo sulla circoncisione;
esortazione sulla fede.
leggi quì questo libro che ti diede quel diavolo di protestante, che ti ha amazzato; e gli ho messo [d]avanti S. Paolo nelle bibbie protestanti. Il peccato che hai fatto con quella donna è un gran peccato, ma quello di aver tradito [aula fede, quello è il più grande di tutti. Fino a tanto che esiste la fede, l’uomo che pecca più [può] ancora ritornare, e colla penitenza rimediate, ma chi ha perduto la fede ha perduto la vita spirituale ed è morto.

la menzogna arma degli eretici di tutti i tempi. Giova qui notare i mezzi dei quali si serve l’eresia per far proseliti. Già sappiamo come i Protestanti in Europa, prima ancora che Voltaire avesse detto: mentite e mentite sempre, calunniate e caluniate sempre, essi l’avevano già messo in pratica molti secoli prima contro la Chiesa per ingannare colla menzogna e colla calunia i popoli semplici ed ignoranti, cosa che fanno ancora ai giorni nostri anche in Abissinia, dove in tempo dell’ultimo Concilio spargevano [la diceria] che il Papa si spaciava per Dio nella sua infallibilità, ed oggi ancora in Roma osano dire ciò che essi stessi non credono, che cioè San Pietro [non] è mai venuto a Roma, come se un fatto così publico, ed in tutta l’antichità mai contrastato, fosse seminato oggi dai Preti come si seminano le fave, ma transeat tutto questo.

vergogna servirsi di mezzi immorali per pervertire un povero giovane. [p. 486] Che poi in Abissinia si servano di mezzi immorali per strappare a Cristo un povero giovane convertito, con condurlo al postribolo, e servirsi di false dottrine da loro non credute, come è quella della circoncisione, e ciò che è più [di] insinuare e consigliare il modo di accertarsi di un’europeo che non è circonciso, questo pare incredibile. Se quello fosse stato un semplice catechista abissino non istruito e non educato, ancora transeat ma era un’abissinese bensì, ma allievo di scuole protestanti d’Europa, dove ha passato sette anni, come egli stesso [lo] diceva a tutti; un’allievo considerato dalla Società biblica, e pagato come un ministro Protestante.

un fatto curioso di un’abissino travagliato da fame canina. Confermato quel giovane nella fede, la mattina seguente stavamo per partire, ma un’inconveniente ci fece ritardare qualche ora. Voglio narrare questa storietta perché serve a far conoscere sempre più il carattere dell’Abissino. La sera precedente si era comprato molto latte quagliato, e la combinazione volle ancora che venisse altro latte di regalo in quantità; io ne ho bevuto un poco, ma poi [l’]ho lasciato; lo stesso ha fatto il domestico Giuseppe, ed il giovane figlio di Maquonen. Ce ne restava ancora una grossa quantità, ed il portatore Toccò, uomo del volgo, vedeva con pena questo latte restare cola, e beveva e tornava a bere, e bevé tanto che era pieno sino al collo, [poi] cerca di alzarsi e non poteva più, era divenuto come immobile; [io] temeva una forte indige- /324/ stione che ci obligasse a restare qualche giorno. sua guarigione portentosa e semplice. Dopo aver aspettato un poco vedendo che diventava [p. 487] sempre più immobile, mi sono messo a premere dolcemente il suo ventre gonfio come un tamburro, ed a misura che io premeva, egli ne gettava un poco sia dalla bocca, e sia dal secesso; ho fatto così parecchie volte per ottenere quel poco di benefizio, ma poi ho deciso [di] farlo prendere da due uomini e farlo mettere in piedi; mentre si fa questo movimento quasi forzato ne getta una gran quantità dalla bocca e dal secesso a segno che copri le due persone che lo sostenevano, allora presi una penna per solleticare lo stomaco, e ne riempì un grosso vaso solamente [del latte uscito] dalla bocca, senza contare una quantità sortita dal secesso. Per dire in breve[:] più di cinque litri si poté calcolare solamente quello che sortì dalla bocca, senza calcolare il secesso. Dopo un’ora di riposo fu guarito, ed abbiamo potuto partire. Così è il povero abissinese; simili fatti sono accaduti nel bere la birra, e nel mangiare la carne cruda, ed accade soventi di vederli morire di pura piena.

Viaggio facendo il nostro Toccò ancora vomitava di quando in quando, e presentò un fenomeno tale da imbarazzarmi, sia come confessore, sia ancora come medico. Tuttavia seguitava a camminare e portare il suo carico. arrivo al villagio di abba Desta. Dopo molta pena, la sera tardi siamo arrivati al paese, di cui, sempre ancora non mi ricordo io del nome, paese, dove siamo passati l’anno prima, anzi un’anno e mezzo prima venendo da Mota, quando abbiamo alloggiato da quel famoso monaco, di cui oggi mi ricordo il nome, chiamato Abba Desta, del quale ho parlato a suo tempo. Per non andare da lui per timore di essere [ri]conosciuto, abbiamo preso alloggio nella parte Nord del villagio; abba Desta ci costringe [ad] andare in casa sua. ma poco dopo [p. 488] Abba Desta avendo inteso che era arrivato un europeo, mandò i suoi due nipoti, che io subito conobbi, a chiamarmi, ed invitarmi con grandissime istanze di andare in casa sua; tanto fecero questi due ragazzi, e tanto seppero fare, che contro ogni mia volontà fui obligato dagli stessi miei di casa ad arrendermi, e andare a casa sua; dove siamo arrivati che era notte.

Quel buon vecchio, era arrivato poco prima dalla Chiesa, dove aveva passato tutta la giornata, e si diceva in casa che nulla aveva ancora gustato; ci fece mille accoglienze; [gli dissi subito che] prima di tutto l’esortai a mangiare, ma egli rispose subito con tutta gravità, che, ad eccezione della Domenica, e delle gran[di] feste, nelle quali mangia[va] anche un poco la mattina, [e asserì:] negli altri giorni, per lo più non mangio che la sera; gli portarono però subito una gran corno di farina di lino sciolta nel miele che bevette.

/315/ interrogazioni di abba Desta;
mi prende per un monaco di s. Antonio;
mi domanda notizie del signor Antonio passa[to] da lui prima.
Mi domandò prima di tutto di dove veniva, veniamo d’Iffagh, [risposi,] ma prima io veniva dal monastero di S.t Antonio, dal monastero di S.t Antonio! disse, il monastero del nostro Padre, il monastero dei Santi, ma voi dunque siete un monaco di quel monastero? no, dissi, io sono andato là per baciare il sepolcro di S.t Antonio, mi sono fermato un poco di tempo, e poi sono venuto da queste parti; ma io sono una persona venuta dal di là dei mari. Non avete voi conosciuto un certo Signor Antonio, [riprese il monaco,] il quale sarà un’anno e mezzo era venuto in Gogiam a trovare Ras Aly, e ritornando passò due giorni qui con me: aveva con lui tre altri monaci, due erano suoi fratelli, ed uno era del Tigre; qualcheduno in secreto mi disse che era un Vescovo che Ras Aly aveva fatto venire, ma poi [p. 489] Abba Salama avendo fatto dei guai egli non volendo far questioni se ne ritornava al suo paese[?]. A questo io risposi che ne aveva sentito parlare, ma poi non ho giudicato prudente di innoltrarmi di più nel discorso, perché quel Signor Antonio essendo io, non mi conveniva scoprirmi.

ottima cena regalataci da abba Desta. Venne intanto la cena in cui vi erano due pietanze di carne con molto pepe rosso, ma siccome io aveva veduto l’altra volta che mi avevano dato lo stesso piatto per l’uso di notte, con questa prevenzione [non] ho gustato nulla; vi era molto latte quagliato, vi ho messo del pane, ed ho mangiato molto bene. Come la festa dell’Assunta era passata pochi giorni prima, fece portare della birra eccellente in quantità, e dell’idromele ancor migliore. Dopo di me e di lui, mangiarono i miei con tutti quei di casa lautamente. Il mio Toccò se ne fece una panciata, a fronte che gli avessi raccomandato sobrietà per non vedermi rinnovare la scena della mattina, ma il povero dell’Abissinia quando ne trova [di cibo] è un bisogno più forte di lui.

mi ritiro per pregare;
vengono per ungermi i piedi;
io rifiuto.
Intanto io mi sono posto sull’alga (letto o grabato) ed avrei voluto fate un poco di preghiera, ma quei due giovanotti, che io aveva conosciuto l’altra volta ben arditi, e che dall’apparenza erano molto cresciuti in età, ed in malizia vennero con del butirro per ungermi i piedi, e non mi lasciarono pregare; ungete i piedi agli altri io lo farò poi prima di dormire, dissi, non dimenticarti poi del vaso per la notte. Così mi lasciarono libero in quel momento, e andarono ad ungere i piedi a Giuseppe ed al figlio di Maquonen [p. 490] ed io stava là osservando il modo e la modestia, sia nelle parole, sia nei gesti. Dopo fecero io stesso a Toccò, e per ultimo al monaco. conversazione poco morale. Fatto questo tutti [si posero] seduti in conversazione vicino al fuoco; il vecchio monaco diriggeva la parola al figlio di Maquonen, e gli domandava notizie di Iffagh; Toccò avendogli detto che era il figlio del capo delle dogane, allora il vecchio monaco /316/ gli disse, voi forze eravate meglio nel paese che in casa mia, perché qui non trovate persone di vostro genio per divertirvi; allora prese subito la parola il piu grande dei due nipoti, se desidera io lo conduco subito [a divertirsi]; ma egli gravemente rifiutò; Giuseppe disse nulla ma fece un fatto di riso, e risero tutti. Evviva Iffagh per queste cose, ve ne sono molti che partono di qui e vanno là per questo disse il piccolo nipote. Il vecchio e perfetto monaco sentiva, parlava anche lui, e rideva.

Venne intanto l’ora di dormire; il monaco si coricò sopra un’altro letto che fù portato di fuori. Si spense il fuoco, ed io, chiamato il giovane sono sortito con lui per i miei bisogni. Ci seguì ancora uno dei figli della casa per insegnarci il luogo. timori del giovane di Iffagh.
vorrebbe parlarmi da solo e non può
Mi sono ritirato, per dormire, ed il figlio di Maquonen mi domandò di lasciarlo dormire vicino al mio letto, perché aveva bisogno di parlarmi subito che tutti fossero ritirati. Venne uno dei nipoti ad ungermi i piedi, e gli ho detto che desse il butirro all’altro e l’avrebbe fatto, ma non volle, allora ho detto di far presto, perché aveva bisogno di parlare con l’altro; allora consegnò il butirro ed il vaso al figlio di Maquonen, e se ne andò. Il figlio di Maquonen avendomi detto che desiderava parlarmi [p. 491] io era inquieto temendo che il diavolo avesse fabricato altra miseria per rovinarmi questo giovane. i due giovani della casa d’accordo col zio vogliono porta[re] una giovane al povero giovane Appena tutto il mondo fu tranquillo, egli mi disse le sue tentazioni del giorno, ma poi mi disse che desiderava dormire vicino a me, perché quei due giovani avevano combinato di portarmi una persona per la notte d’accordo col loro zio; nel caso che vengano, disse io fuggo qui da lei. Sentito questo fui tranquillo, perché ho creduto che questo fosse un semplice timore suo, e lo esortai a dormire tranquillo. Mentre io dormiva tranquillo i due giovani sortirono difatti, e vennero con quella persona, lo cercarono, lo chiamarono, ma egli se ne stava rannichiato ai miei piedi e non rispondendo, lo credettero sortito. L’indomani quella persona fu trovata in mezzo ai due nipoti del monaco.

Siamo passati in molti paesi dopo Iffagh, e grazie a Dio in nessun luogo vi fu un simile scandalo; bisogna venire alla casa di un monaco tenuto per santo da tutti, e difatti vero brav’uomo, per trovare queste miserie. Quello che fa stupire è che questi due nipoti sono ancor giovani, perché il più grande avrà 15. anni al più, epperciò il secondo non arriva ai 14.[;] in altra casa a simile età non sarebbero ancora capaci di queste grandi passioni, ma in una casa tutta bontà e senza rigore collo sfogo di tutte le passioni diventano precoci. La prima volta che sono passato io aveva già veduto questo.

il portatore Tokò ammalato;
gli do l’emetico.
La preoccupazione di Toccò non mi cessò, e difatti verso [la] mattina sento che geme, ci siamo, dissi, ho fatto levare il figlio di Maquonen, e /317/ gli dissi di domandare come si sentiva, ed ebbi per risposta che il capo e lo stomaco gli doleva[no], ma era di notte [p. 492] e non conveniva disturbare chi dormiva; appena si fece giorno, senza dir nulla gli ho dato una dose di emetico, che lo fece star male circa mezz’ora, ma poi gettò fuori tutta la cena della sera precedente; così dormì un poco, e verso le otto era come guarito.

io voleva partire, ma fui costretto [a] passare la giornata. Io [ci] teneva molto per subito partire, ed il figlio di Maquonen mi animava a questo, ma il Monaco [era] pieno di bontà e di compassione; per altra parte le persone nostre stesse, che avevano bevuto e speravano di bere erano un poco contrarie, e fu uopo cedere.

conferenze col giovane d’Iffagh per convertire i due giovani di casa. Ho preso il figlio di Maquonen da una parte: senti, dissi, per causa tua io voleva partire, ma posto che Iddio volle che passiamo la giornata quì tentiamo di far del bene a questi due giovanetti: gli prenderai in disparte [in disparte] e gli dirai come tu eri più cattivo ancora, ma dopo aver sentito i miei consigli hai risoluto di cangiare; dirai loro ciò che hai sentito da me, e se vedrai buon segnale gli porterai a me, e coll’ajuto di Dio faremo qualche cosa, altrimenti questi due giovani dopo qualche anno faranno mangiare il pane di dolore a questo vecchio. Se ella mi assiste io tenterò d’incomminciare, disse, ma le protesto che non posso allontanarmi da lei, altrimenti invece di convertirgli sarò pervertito. Quando avrò gustato il Kurvan (eucaristia) allora potrò tutto, oggi sono molto debole.

uno dei due cade ai miei piedi;
l’altro si batte ancora col suo angelo liberatore
Cosa abbia fatto questo giovane, cosa abbia detto non lo so, solamente l’ho veduto che parlando era molto animato, e mi parve d’averlo veduto anche [a] piangere; fatto sta ed è, che [p. 493] dopo un’ora e mezza circa di conversazione venne uno dei due nipoti, mi strinse i piedi, e non parlava, allora ho capito che vi era qualche cangiamento, gli occhi più modesti lo indicavano, ma non osava parlare; era tutto mortificato, allora io lo presi, lo abbraciai, ed egli, mi salvi, disse, io voglio essere come è il figlio del doganiere; il mio fratello si batte ancora, ed ancora non è vinto, ma io tono risoluto; fin qui [non] ho mai avuto una persona che mi abbia detto una sola parola, io credeva di essere un grand’uomo e sono un gran diavolo.

bella maniera del mio giovane nell’espormi la riportata vittoria...! Prevedendo che il suo fratello [si] stancava inutilmente, allora lo feci chiamare, e venne, e baciatolo, che questione hai? [domandai;] allora feci chiamare il figlio di Maquonen, [ripetei:] che questione avete? come se nulla sapessi, [rispose:] abbiamo la questione che io ancora ho col diavolo; questi due fratelli sono più bravi di me; io dopo che ho conosciuto [il bene] ho fatto ancora del male, come Ella sa, a questi /318/ nessuno parlò mai. Questa notte hanno creduto di farmi piacere, e senza saperlo volevano portarmi con loro all’inferno, ed io sono fuggito ai suoi piedi; ora sono mortificati e non osano confessare il male loro, ma già ne sono persuasi.

sedete, e vi dirò io quello che non osate dire voi.
mia esortazion[e] a tutti e tre i giovani.
[Dissi:] Sedetevi dunque, e se non osate parlare parlerò io. Ho fatto loro la descrizione di tutte le loro passioni, e di tutto quello che facevano, è così non è vero? dissi, ma, figli miei, [p. 494] l’albero vostro non è ancora maturo, perché vi sciuppate così? Se fate così, quando sarete uomini cosa vi resterà? Quando fate queste cattive cose, dopo siete mal contenti, allora è Iddio che va in collera con voi. Io di tutto questo sono già convinto, [confessò uno,] ma una cosa sola mi fa pensare ed è che fin qui tanto io, che il mio [fratello] facevamo tutto questo publicamente e persone anche le più sante [non] dicevano nulla; cosa vuoi dir questo? [Ripresi:] Lasciate questo da una parte e pensare a voi; vi sono degli uomini che hanno coraggio di parlare, e vi sono altri che non hanno questo coraggio, ma nei loro cuore lo pensano. Lasciate la questione degli altri [e] pensate all’anima vostra, che cammina all’inferno, pensate alla persona vostre che sciuppate inutilmente, pregate un poco Iddio da soli e parleremo.

esortazione particolare al giovane d’Iffagh. Rivolto al figlio di Maquonen, figlio mio, dissi, questi due giovani si trovano nel momento del gran combatt[iment]o, per carità non abbandona[r]li; tornate a discorrere trà di voi, e fate qualche preghiera; ma, Padre mio, disse questi, io le ripeto che temo per me stesso, e il diavolo non mi ha ancora abbandonato. In questa battaglia, dissi, chi teme è salvo, chi non teme è perduto, io stesso temo, cari miei. Se Ella teme, disse uno dei fratelli, come ci salveremo noi? Sperando in Dio, e nella Madonna, dissi io.

Mentre stavano pensierosi sortirono tutti [e] tre e andarono alla Chiesa, ed io pensava che sarebbero rima[s]ti molto tempo, invece appena entrati tornarono subito: si sono rimessi a sedere avanti [al]la porta [p. 495] dove erano prima, e si rimisero a parlare, e disputare; io intanto aveva l’occhio sopra di loro, e nel cuor mio pregava Iddio affinché aggiungesse la parte sua, senza di cui tutto è inutile.

tutto è risolto di partire tutti due con noi;
ma si teme il vecchio.
Frattanto la monachella che lavorava in cucina chiamò i due giovani per il pranzo che si avvicinava, ed allora venne il figlio di Maquonen a me tutto solo, e mi disse che i giovani erano risolti, ma in certe cose temevano il vecchio monaco, perché egli si divertiva qualche volta con loro, anzi, da quanto pare, disse, è lui che gli ha guastati. Viddi subito la difficoltà, per carità, dissi, raccomanda loro prudenza, altrimenti egli /319/ guasterà tutto, sappi, figlio mio, i santi di questi paesi sono santi a modo loro, e tu conosci il nostro Prete di Iffagh: cosa non ha fatto; caro mio l’ignoranza in gran parte [ne] è la causa, e bisogna cornpatirgli.

Quando l’uomo è dominato da un sentimento religioso quasi direbbesi che la sua fisionomia si cangia. Io meditava [su] questi due giovani mentre andavano e venivano preparando il pranzo, erano tutt’altri di prima, il sopraciglio più carico, gli occhi più bassi, il volto più concentrato, e direi quasi malinconico; i poveretti erano in una vera crisi del cuore. Il pranzo era quanto poteva essere abbundante, ma siccome vi era sempre quello spettacolo di vedere i piatti che han servito la notte in contumeliam, in honorem a tavola, io mi sono limitato a mangiare del pane col latte, cosa per altro a me molto simpatica. [p. 496] Dopo di me si sederono tutti a tavola, Toccò, dissi guardati, affinché non accada più come ieri; ma il povero abissino stenta [a] capirla. Giuseppe faceva coraggio, ma i tre altri mangiarono molto poco. Perché non mangiate, dissi loro, prendiamo esempio da Lei, disse uno.

Appena si terminò il pranzo, e riportati i piatti a suo luogo i tre giovani d’accordo mi invitarono a fare un giro con, loro fuor di casa, per parlare. schietta confessione dei due giovani di casa. Cosa serve nascondere? disse il più grande dei due, Ella domani vuoi andare e lasciarci qui al diavolo; veda, io sono un diavolo per il mio fratello, e questi è un diavolo per me: noi da piccoli siamo due vere scimie, e non vi è cosa che non faciamo insieme. Oltre di ciò vi sono ancora due altri diavoli, quella persona che ha passato la notte quì, persona di nostra età è un’altra scimmia per noi, e ciò per abitudine antica. Il nostro zio conosce tutto, e se ne compiace: passa la giornata in chiesa, e poi la sera viene [e] ama anche di divertirsi. Nei nostri paesi quando il monaco non cerca donne, ecco la santità, tutto il resto non si conta più;

protesta di voler venire con noi Ora, come noi restando qui possiamo salvarci? è impossibile, o veniamo con lei, oppure, come eravamo saremo. Sono circa due anni era venuto su certo Signor Antonio con altri compagni, e noi più piccoli ancora, ed accostumati a far certe facezie col nostro zio cercavamo di far lo stesso con loro [p. 497] ma essi andavano in furia, e fu allora che incomminciam[m]o a conoscere il male, ma a che serve, essi se ne andarono per la via dei santi, e noi siamo rimasti diavoli come eravamo. Oggi [è] la stessa storia, coll’aggiunta di questo [giovane], il quale ebbe coraggio di seguirlo; dopo il suo esempio come possiamo restare qui? Siamo risolti di partire tutti [e] due con lei.

/320/ protesta di non poterli ricevere senza il consenso del zio. Cari miei, presto detto partiamo tutti [e] due o restiamo qui diavoli come eravamo. Per venire con me si ricerca il permesso del vostro zio; per restare poi qui come prima bisogna essere disposti [ad] andare all’inferno. Vi sarebbe una via di mezzo, e sarebbe quella di restare quì e lasciare tutte queste miserie, forze così farete del bene allo stesso vostro zio, il quale fa queste cose per ignoranza, in tutto il resto poi è una brava persona. Col permesso del vostro zio in quanto a me sono disposto a ricevervi, ed istruirvi. Quando io ritornerò allora, ben istruiti potrete restare con lui e fargli [del] gran bene. Pregate Iddio e provate a parlargli di questo, e poi si vedrà.

partono, e vanno alla chiesa per domandare il permesso al zio.
viene il vecchio;
me ne parla;
si conchiude per l’affermativa.
Partirono subito tutti [e] due, e andarono [a] trovarlo in Chiesa e gli parlarono, ma il vecchio monaco, dapprima quasi acconsentiva, ma poi [si] restrinze a lasciarne partire solamente uno, con patto di ritornare al mio ritorno. Non fù dunque una negativa assoluta, e non perderono la speranza. La sera poi quando venne dalla Chiesa, me ne parlò egli stesso in questo modo. I miei due nipoti vorrebbero venire con lei, sarebbe Ella disposto a riceverne uno? [p. 498] Io ho risposto: non solo uno, ma [tutti e] due, se Ella vuole; se vengo potranno ritornare con me, o anche prima se vogliono, perché io gli ricevo da un’amico, e colla sola condizione di servire un poco la casa come potranno. Allora il Monaco pareva quasi disposto a lasciargli venire tutti [e] due.

Allora ho detto di dire a questi giovani di pensarvi bene prima: se veramente sono risoluti di mettersi davvero [d’impegno], io gli ricevo come figli; se poi non sono ben decisi restino. Se si decidono di venire, devono incomminciare questa notte a dormire con te vicini a me, onde assicurarmi che quella persona non ritorni più. Dopo la cena, mentre si stava facendo la conversazione venne il figlio di Maquonen a dirmi che sono decisi di partire con me ad ogni costo, disposti anche ad essere servi come tutti gli altri, e ciò unicamente per salvare l’anima loro, e correggersi delle loro miserie. Quando è così, [conclusi,] aggiustatevi il letto vicino a me, e se quella persona viene chiamatemi [ed] io la cacierò.

il vecchio da gli ordini per il viaggio. Ho domandato al monaco se l’indomani potevamo arrivare a Mota, e disse di no; per domani sera i miei due nipoti vi accompagneranno ad un villaggio di quà del Nilo, e passerete la notte in casa di un’amico mio; per l’indomani poi essi pure verranno a Mota, dove un grande mio amico vi riceverà bene, e vi consiglierà per assicurare il vostro viaggio del Gogiam. Postoché questi due miei nipoti hanno confidenza in Lei io glie le consegno, e raccomando di considerargli come figli /321/ suoi, e quando vorranno ritornare da me, io sarò sempre loro Padre, come sono stato fin qui

La monachella portò un vaso di birra, e si distribuì a tutti, e fù una vera festa di famiglia. Io stesso ne ho bevuto un corno, e poi mi sono posto a fare un poco di preghiera al mio solito, mentre tutti gli altri continuarono [p. 499] la loro conversazione. i due giovani accarezzanno il loro zio, e l’accompagnano a dormire;
i pericoli della notte
I due nipoti si avvicinarono allo zio facendogli le solite carezze, come se nulla fosse, ed io gli stava osservando. Il monaco gli baciò tutti [e] due con grande espanzione di cuore, raccomandandogli di regolarsi bene con me: lo accompagnarono tutti [e] due al letto, secondo il loro uso: quando tutti si misero a dormire, io sono sortito un momento, e mi seguirono. Allora dissi, fatevi coragio, e non dividetevi da me io vi guarderò. Tutti [e] tre aggiustarono il loro tappeto vicino al mio letto, e poi andarono a coprire il fuoco. Il figlio di Maquonen mi disse secretamente che quella certa persona avendo sentito la loro partenza, sarebbe certamente venuta di notte: ebbene dissi, in questo caso, quello dei due giovani che è più risoluto, stia con voi, l’altro più debole, al menomo segno, facia come avete fatto voi jeri. Così io mi sono posto a dormire, ma stava all’erta.

Ho detto due terze parti di rosario colle litanie, e tutto era tranquillo, ed il sonno incomminciava a prendermi senza più avere [più] alcun timore. Immerso nel primo sonno non mi sono accorto affatto che uno dei ragazzi era montato sopra il mio letto. nella notte viene il pericolo;
il giovane fugge a me, io mi alzo, riceve uno schiaffo.
Il figlio di Maquonen si alzò in piedi e mi scosse dal sonno, è venuto mi disse. Allora m’accorsi che uno era sopra il mio letto, tutto ranichiato, allora sono disceso e mi sono seduto in mezzo ai due ragazzi che erano per terra ancora tranquilli aspettando che quella persona si avvicinasse: sotto voce chiamava per nome uno, ma egli stava tranquillo come se dormisse; io colla mano gli faceva segno di star quieto; la persona si avvicinò, e [lo toccò] colla mano per svegliarlo, allora io la presi per la mano, l’ho portata a tiro e gli ho dato un bello schiaffo, e stordita se ne andò senza neanche farne ricevuta, e senza sapere chi l’ha dato. [p. 500] Quando la persona è sortita, ho fatto alzare i due gli ho bacia[ti] per congratularmi con loro della vittoria riportata, e ho detto loro di dormire tranquilli; montato sul letto, ho preso per la mano l’altro, e baciatolo, gli dissi che il diavolo era sortito confuso, e che se voleva poteva discendere a dormire poiché sul letto non poteva forze ben dormire, ma egli non volle discendere: mi baciò e ribaciò la mano, e se ne stette tranquillo.

mia conferenza ai giovani prima di partire. La mattina prima del giorno, e prima che le persone della casa si alzassero io gli ho chiamati tutti [e] tre, e siamo sortiti insieme, ci siamo /322/ seduti in luogo solitario, ed ho fatto loro una conferenza. Figli miei, [dissi,] avete veduto come ho trattato io il diavolo questa notte, quando veniva per prenderti? così dovete far voi invece di cercarlo e fargli delle carezze: ma non solamente quando vengono persone per tentarvi al peccato, ma ancora [controllare] la vostra persona stessa quando cerca cose sensuali che non piaciono a Dio, gli occhj nel guardare, la lingua nel parlare, le mani nel toccare, e così via dicendo; almeno fino a tanto che sarete con me dovete fare così. vi sentite? venite con me, [se] non vi sentite, restate in casa vostra. Io vi istruirò, vi consiglierò, vi castigherò, e vi custodirò, come vi ho custodito questa notte, ma siate docili, e siate fedeli, sopratutto non nascondetemi le tentazioni, allora vi prometto che diventerete uomini, e vi salverete. Da questo momento date la vostra persona a Dio, ed a me, prima di fare una cosa anche da solo, domandatemi se è male, allora io lo dirò: [p. 501] ogni qual volta avrete paura che io lo sappia è segno evidente che non siete tranquillo in conscienza, ed allora se lo fate è peccato. Non voglio dite con ciò che siate monaci oggi, perché dipende da voi restarvi o no, e col tempo di prendere moglie se Iddio vi chiama [a questo stato]; ma per ora dovete lasciarvi guidare. Allora si alzarono tutti mi baciarono i piedi, e protestarono di restare nelle mie mani, e di essere servi di casa per tutto il tempo che resteranno [con me].