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L’origine dell’amministrazione:
le cretulae

Gli antichi popoli del Vicino Oriente e dell’Egeo si servivano di piccoli grumi di argilla (cretulae) su cui veniva impresso da un sigillo un marchio con funzione di contrassegno di proprietà. Il sigillo era uno strumento in pietra dura o in metallo, che presentava incisi in negativo segni o figure. Le cretulae assicuravano porte, contenitori, ecc... Quando l’argilla si essiccava, per aprire la porta o il contenitore, era necessario rompere la cretula, ponendo fine alla garanzia da essa costituita. La pratica della sigillatura funzionava come meccanismo amministrativo per controllare l’accesso e la circolazione di beni immagazzinati in ambienti pubblici, la cui responsabilità gravava su individui al di fuori della sfera di influenza del proprietario di essi, cioè su funzionari responsabili di tale operazione.

Gli studi sull’Origine dell’Amministrazione furono avviati nel 1955. L'occasione fu fornita dal ritrovamento, sotto il pavimento del vano 25 del Palazzo di Festòs, mescolate a calce, di 6586 cretulae gettate con moltissime coppette, piccoli boccali e altra ceramica in frammenti. L'allora Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene prof. Doro Levi aveva, come consuetudine, avviato lo studio dei motivi dei sigilli  impressi sul recto delle cretulae. In quei tempi, di esse, si studiava soltanto l’impronta del sigillo. Fu una giovanissima Enrica Fiandra, attuale presidente del CIRAAS, ad interessarsi al retro delle cretulae, e il prof. Levi, constatatone l’interesse, a proporle di studiarne l’uso per ritrovare, se possibile, la forma degli oggetti sigillati. Dopo una falsa partenza, la scoperta che una categoria di cretulae presentava l’impronta di piccoli fori causati dai tarli, portò l’architetto Fiandra a formulare l’ipotesi che ogni categoria di cretulae fosse servita a sigillare lo stesso tipo di oggetto tante volte quante erano le cretulae ad essa appartenenti e che fossero, quindi servite come strumento di controllo dei beni all’interno del Palazzo.

cretule
Le cretulae di Arslantepe

Lo studio proseguì con la schedatura sistematica della maggior parte di cretulae sia nei musei sia presso i nuovi scavi, cosa che fu fatta in collaborazione con Piera Ferioli che si occupò anche di trovare la conferma dell’uso amministrativo delle cretulae nei testi delle tavolette cuneiformi. L'ipotesi originaria fu rafforzata e dimostrata da successivi scavi e ritrovamenti: l’archivio scartato di Arslantepe permise di ampliare lo studio nel campo della gestione dei beni e della loro ridistribuzione nei sistemi centralizzati. L'accuratezza dello scavo condotto da Marcella Frangipane e la documentazione completa del materiale, appartenente ad un complesso palaziale e templare del 4º millennio a.C. che non ha eguali in Anatolia, hanno permesso una schedatura meticolosa durata anni di lavoro ad Arslantepe e in Italia. Attraverso lo studio approfondito di oltre 6000 cretulae  provenienti da questo scavo, si è constatato come i meccanismi funzionali della cretula, documento primario fin dall’origine, integrati, ma non sostituiti dalla scrittura, siano persistiti in età più tarde, in una ampia diffusione geografica e in una cultura prevalentemente burocratica al servizio del potere.

Le ricerche condotte dal Centro sono volte ad uno studio approfondito delle cretulae, dei sigilli e dei loro meccanismi funzionali ed hanno consentito di constatarne l’importanza fin dai periodi delle origini. Esse sono condotte dall’arch. Enrica Fiandra, dal prof. Gian Giacomo Fissore, dalla prof.ssa Clelia Mora e dalla prof.ssa Marcella Frangipane, attuale direttore della missione archeologica ad Arslantepe-Malatya, in Turchia. A questa attività di ricerca collaborano Matteo Mascagni, dott. In Fisica, che si occupa dell’informatizzazione della parte grafica.

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Contatti: enricafi@tin.it