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Gli Aghlabiti

  1. Chi erano gli Aghlabiti
  2. Il commercio e l’economia
  3. In Europa
  4. Le chiese romaniche del Monferrato

Il commercio e l’economia

Nonostante gli scontri tra gli arabi, che dall’Oriente e dall’Africa si proiettano verso il nord, e le popolazioni nordiche che si espandono verso Sud e Est, gli scambi si moltiplicano attraverso il commercio mediato intensamente dagli ebrei spagnoli che parlano arabo, persiano, greco, francese, spagnolo e slavo. Occorre anche sottolineare che gli ebrei, perseguitati dai Visigoti accolsero i mussulmani, sin dal loro arrivo in Spagna, come dei liberatori. Per questa ragione hanno grande libertà di movimento. Dal Mediterraneo occidentale attraverso il Mar Rosso i mercanti raggiungono l’India e poi la Cina. Altre volte portano le merci dalle terre dei Franchi attraverso il Mediterraneo e scaricano ad Antiochia. Poi con i cammelli via terra incontrano l’Eufrate. Per via fluviale giungono a Bagdad e poi, lungo il Tigri e il Golfo Persico, vanno in Oman, nell’India e nella Cina. Con le carovane e le navi si spostano le merci, ma anche la cultura e l’arte. Così non ci deve stupire se le ciotole di ceramica araba decorano le facciate delle chiese cristiane.

Il principale effetto permanente delle crociate, nel complesso riguarda il commercio. Nei porti del levante erano fiorite sotto il dominio dei crociati colonie di mercanti occidentali che sopravvissero sotto la riconquista musulmana e svilupparono un commercio considerevole sia d'esportazione che d'importazione. Saladino giustificava la propria decisione di incoraggiare questo commercio. I veneziani, i genovesi e i pisani, sosteneva, portavano prodotti scelti dell’Occidente, soprattutto armi e materiale bellico. Ciò costituiva un vantaggio per i musulmani e un danno per i cristiani. Il tuonare della Chiesa in Europa contro questo commercio e i decreti di scomunica contro chi vi partecipava non servirono a molto.

Bernard Lewis

«La circolazione delle persone e delle cose nell’Alto e Basso Medioevo, infinitamente più lenta e difficile dal lato tecnico di quanto oggi non sia, è stata sempre al tempo stesso più libera,...di quanto non accada in età moderna. Viaggi e contatti di esplorazione, curiosità e pietà religiosa, di commercio, per terra e per mare, hanno avuto luogo anche in tempo di guerra e di pirateria, sfidandone i relativi rischi, nonostante ogni diversità di cultura, di razza e di fede. Ciò vale per le vie terrestri, come ci testimoniano le peregrinazioni dell’ebreo di Tortosa Ibrahim ibn Ya'qub che nel X secolo dall’Andalusia araba venne ad Aquisgrana alla corte dell’imperatore Ottone, e di lì passo in Germania e Boemia... ci è testimoniato da quella rete di vie commerciali per cui dall’Oriente mussulmano e slavo affluivano gli schiavi sul mercato internazionale.
Anche le vie per mare poterono certo essere in determinati momenti più pericolose e disertate, ma mai del tutto chiuse. ..Sant'Elia il Giovane asceta siciliano, negli anni della conquista musulmana della sua isola viaggia su e giù per mare dalla Sicilia all’Africa, dall’Africa alla Palestina, di qui alla Calabria, a Roma, alla Grecia; e s'imbatte sì in saraceni e corsari, e li ammonisce e li evangelizza, ma non perciò vede impediti durevolmente i suoi movimenti».

Francesco Gabrieli

L'Europa latino-barbarica, superati i sussulti dell’ultima invasione, quella degli Ungheri, si trova ricca di rinnovate energie, riorganizza la sua vita politica che si accompagna ad una attiva vita economica che trova il supporto in una situazione internazionale favorevole alla ripresa dei commerci.
La commercializzazione di prodotti d'importanza strategica per l’Islam apporta un flusso di ricchezza in Italia e in Europa che eleva la qualità della vita e induce nuovi bisogni attivando una ricerca di prodotti di lusso sui mercati islamici.
Il manufatto islamico veniva grandemente apprezzato nell’Europa medievale per l’eccellenza delle sue qualità tecniche ed estetiche, per il suo aspetto sontuoso, per essere spesso associato alla Terra Santa.

Umberto Scerrato

Il mito dell’arte mussulmana è un aspetto del mito dell’Oriente e delle cose orientali idealmente belle. E in questo modo, io credo che si può spiegare la presenza di queste influenze insolite che si ritrovano anche molto più tardi, per esempio nel celebre dipinto dei Re Magi di Gentile da Fabriano, dove sul nimbo della Vergine si può leggere chiaramente l’inizio del credo mussulmano: Non c'è Dio all’infuori di Dio.

André Grabar.

Anche in Piemonte abbiamo degli esempi di scritture sulle aureole che pur essendo in lettere latine imitano la scrittura araba (Cappella di San Giovanni Battista nella Chiesa Conventuale di San Francesco a Cassine (AL).

In questo campo, il caso più spiccato è forse quello di Giotto che in moltissime sue pitture usa caratteri arabi cufici come principale ornamento nei bordi delle vesti; in particolare sono i personaggi più sacri alla religione cristiana che spesso indossano vesti abbellite da queste lettere, riprodotte solo per il loro effetto estetico e non nella loro esattezza. Quest'uso lo ritroviamo in molti altri rappresentanti della tradizione pittorica italiana, da Simone Martini al Beato Angelico, da Filippino Lippi a Gentile da Fabriano.
D'altra parte non sono gli elementi islamici rielaborati o reinventati da un occidentale, ma le stesse originali creazioni degli stessi musulmani a venire usati per gli scopi più sacri: questo a conferma del fatto che quello stile e quel gusto sono sentiti come propri. Così si spiega, fra le tante, la presenza nel tesoro di reliquie della Scala Santa a Roma, di manufatti islamici, e in particolare di un cofanetto che porta il nome di Dio, Allah, più volte ripetuto; presenza sorprendente perché le reliquie erano conservate nel Sancta Sanctorum sul cui architrave cosmatesco era scritto: «Non est in toto sanctior orbe locus» (Non c'è in tutto il mondo luogo più sacro), quindi il luogo più sacro della cristianità. Talvolta poi certi oggetti venivano erroneamente trasformati dalla pietà popolare in orientali reliquie cristiane: così un tessuto fatimida, conservato nella chiesa di Apt in Francia, che porta il nome del califfo al-Musta'li e persino la professione di fede islamica, diventava un venerabile «velo di Sant'Anna». Più spesso però, l’uso sacrale degli oggetti islamici dipendeva non tanto da un'errata identificazione quanto dalla loro intrinseca bellezza.

Francesco Gabrieli.


Gentile da Fabriano: L'adorazione dei Magi


L'area geografica interessata dai viaggi commerciali


Corrispondente area geografica attuale


Vie carovaniere a partire dall’epoca preistorica attraverso la Turchia


Caravanserraglio a Bagdad nel secolo scorso non dissimile da quelli preistorici


Magazzino nei punti di sosta delle carovane


Zattere per i trasporti sul Tigri sostenute da pelli gonfiate


«Mahailah»tipo di barca da trasporto sul Tigri e sull’Eufrate


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